Avellino – Tutti ora siamo un po’ più soli qui. Il mondo del calcio oggi piange a sua stella più brillante, Diego Armando Maradona. Il “Pibe de Oro” si è spento all’età di 60 anni in Argentina. Maradona è morto per un arresto cardiaco. Tre settimana fa era stato operato per rimuovere un edema subdurale. Se ne va il più grande di sempre, simbolo del calcio che negli anni ’80 aveva rischiato anche di vestire dell’Avellino.
L’intuizione arrivò a Pierpaolo Marino, oggi direttore sportivo dell’Udinese, quando organizzò l’amichevole con il Barcellona per festeggiare la salvezza in Serie A. L’amichevole saltò perché l’intermediario dei blaugrana annunciò a Marino che Maradona non poteva essere schierato. Fu detto a Marino che c’era la possibilità di venderlo, aiutandomi a vedere se c’era qualche club disponibile. Da qui la chiamata ad Antonio Iuliano direttore sportivo del Napoli di quei giorni. Di lì nacque la storia d’amore tra il club partenopeo e l’attaccante argentino.
Tante, tantissime le sfide al Partenio. Un Partenio che ruggiva di passione ai tempi della Serie A. Erano i tempi di Juary, Barbadillo e Ramon Diaz. Un derby, anzi il derby per eccellenza in Campania, ricordato nel lontano 2005 ospite al programma di ESPN+ “Hablamos de Futbol“. Alla domanda di Victor Hugo Morales, Maradona, rispose in maniera netta: “Il vero derby è Napoli-Avellino”. Maradona rimembrava le sfide infinite contro El Pelado al secolo Diaz oggi allenatore del Botafogo. Oggi il mondo del calcio piange il più grande. Un calciatore capace di far innamorare intere generazioni di giovani e meno giovani. Calciatore capace di raccontare la sua storia con delle acrobazie con quella sfera di 450 grammi, che faceva roteare come solo un giocoliere è capace.