Avellino – «C’è bisogno di un cambio di politica che tenga conto delle priorità del Mezzogiorno». Così Nicola Mancino, già vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Ministro dell’interno e Presidente del Senato, fa il punto sulla ricostruzione a 37 anni dal terremoto del 1980.
«All’epoca ci fu una grande mobilitazione della pubblica opinione, della cultura, delle forze politiche. Fu approvata una legge che aveva un duplice obiettivo: quello di ricostruire gli abitati e quello di far nascere attività produttive e aree industriali per consentire di trovare lavoro a chi era rimasto senza a causa del terremoto. Non era molto diversa la legge per la ricostruzione della Campania e della Basilicata rispetto a quella friulana».
I risultati non sono sempre stati positivi: «La fase della ricostruzione è un dato storico: non possiamo dire che non si siano rimesse in piedi le case o le strutture per le attività produttive. Però oggi alcune industrie – ricorda Mancino – sono cresciute e hanno creato lavoro ma molte non hanno decollato. La priorità era preservare i posti di lavoro. Non sempre questo sforzo è riuscito e non a causa della legge ma per la condizione del Mezzogiorno che fatica ancora oggi a reggere i ritmi dello sviluppo della più complessa situazione del paese».
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