Sperone (Av) – Sale l’esasperazione tra i lavoratori e il proprietario dell’Euronut, l’azienda di Sperone che per la chiusura del cavalcavia 22 della A16 sta subendo danni che aumentano ogni giorno sempre di più e in maniera esponenziale.
Sono passati già sei mesi dal sequestro del cavalcavia, dove è terminato l’intervento da parte della società Autostrade, e intanto l’area Pip del comune dell’Alta irpinia rimane isolata. Una condizione che pare abbia indotto il titolare dell’azienda. Domenico Manganelli, a valutare l’ipotesi di smantellare la fabbrica e trasferirsi altrove. L’azienda, specializzata nella lavorazione delle nocciole, sta infatti predisponendo un piano di interventi per limitare le perdite.
Un fatto gravissimo che potrebbe avere ricadute negative sui lavoratori in un momento così difficile per l’economia. Mettere a rischio 20 posti di lavoro e compromettere l’indotto che si è creato nel tempo sembra cosa di poco conto vista l’indifferenza che si sta registrando per la vertenza Euronut. In una Provincia come quella Irpina succede anche questo, succede che piccole e medie imprese in difficoltà per questioni infrastrutturali vengano lasciate sole nelle loro difficoltà e abbandonate a se stesse.
La chiusura del calvalcavia danneggia non solo la Euronut ma anche le tantissime aziende agricole presenti al di la del ponte, la cava di estrazione e un’altra piccola impresa. I lavori disposti dalla Procura ed eseguiti da Società autostrade sono stati ultimati. Ma adesso il problema riguarda il sistema di controllo da installare sul ponte, la cosiddetta pesa .
Il comune di Sperone non intende accollarsi le spese di manutenzione ordinaria di tale meccanismo che Autostrade dovrebbe istallare per garantire sicurezza e controllare che sul ponte transitino camion di un peso inferiore al massimo consentito. 30.000 euro all’anno circa , tanto costa la manutenzione del sistema di pesa, che il comune non vuole o non può sborsare. Quindi punto e a capo, lavori finiti, ma questione ingessata. E società Autostrade non ha ancora presentato alla Procura di Avellino istanza di dissequestro.
L’irpinia che vorrebbe creare sviluppo perde anche quel poco che ha. Per una questione bruocratica, di costi , di responsabilità gestionali. Le nocciole a passo d’uomo , a pochi chilometri dall’alta velocità e dall’alta capacità, gli operai devono continuare a camminare a piedi e a trasportare le materie prime con i muletti anche d’inverno in un’area ad alto rischio idrogeologico, con il sistema della videosorveglianza rotto e mai riattivato, con una vasca di raccolta delle acque piovane mai ripulita da quando il cavalcavia è stato sequestrato.