Estate calda, rubinetti a secco. Una triste consuetudine per le 580mila persone servite dall’Alto Calore Servizi. Svegliarsi presto la mattina per il lavoro e scoprire che manca l’acqua per la doccia, per poi tornare a casa e constatare che nulla è cambiato, è l’incubo che da giugno a settembre agita il sonno degli abitanti dei 127 comuni (96 irpini e 31 sanniti) associati nel consorzio di corso Europa. E nulla possono le proteste di sindaci e amministratori, né ottengono risultati le centinaia di petizioni promosse dalle associazioni a tutela dei consumatori. Una assenza – quella dell’acqua – che è presenza certa nella quotidianità di avellinesi e beneventani. Che il bacino idrico irpino, poi, sia il più grande del Mezzogiorno, è una constatazione buona solo ad alimentare lagnanze e improperi.
Una lunga premessa, la nostra, utile a preparare il campo alla dichiarazione di Lello De Stefano, che dell’Alto Calore è il presidente e che nelle ultime ore ha messo in chiaro a tutti cosa ci aspetta nelle prossime settimane: “Sarà una estate terribile”. “Viviamo una situazione critica a Montoro dove le risorse di Cassano non sono più sufficienti a sopperire alla mancanza dei 120 litri dei pozzi sequestrati per l’inquinamento da tetracloroetilene”.
Una contingenza sfavorevole che si somma al deficit strutturale del sistema acquedottistico irpino, capace sì di immettere in circolo 2300 litri al secondo – in teoria sufficienti a soddisfare il bisogno dell’utenza calcolato in 1500 litri – ma incapace di evitare perdite medie del 50% dell’acqua erogata.
L’emergenza ‘ordinaria’, dunque, è alle porte. Ad annunciarla, come sempre, – prima ancora che una comunicazione ufficiale dell’Alto Calore – sarà quel rubinetto insensibile a ogni vostro sforzo.