Avellino – Gennaro Vallifuoco ha voluto commemorare la scomparsa di Giacomo del Mauro, sportivo irpino morto trent’anni fa, con un’opera di seicento mattonelle. Evento che coincide con il trentennale della scomparsa del ginnasta irpino. Nella giornata di oggi, presso il palazzetto di Avellino che porta il nome del tenace ginnasta e pallamanista, in molti lo hanno voluto ricordare.
Alla manifestazione hanno preso parte il Sindaco di Avellino, Paolo Foti, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia, al Prefetto Maria Tirone, al direttore dei lavori Elio Mazza, del tecnico nazionale di pallamano Luigi Schipani e del delegato provinciale del Coni Giuseppe Saviano, la consigliera comunale e compagna di scuola di Giacomo, Silvia Amodeo, il compagno di squadra della Inicnam Pallamano, Rocco Fusco. Insieme ad altre personalità dello sport, della politica ma soprattutto persone che portano nel cuore la memoria di Del Mauro.
“Giacomo del Mauro è stato un grande amico dello sport – spiega Cosimo Sibilia – Ci ha lasciato tanto tento fa, in giovane età. E’ un ricordo che la famiglia ha voluto tenere, ma soprattutto un grande impegno della città che ha voluto commemorare la memoria di un giovane che ci ha lasciato troppo presto”.
Durante la manifestazione si sono svolte diverse esibizioni. Dalle ginnaste della scuola Gymnikos e del Centro Ginnico Avellino fino al concerto dell’orchestra “Cimarosa Young Sinfonietta” del Conservatorio “Cimarosa” di Avellino, diretta dal maestro Massimo Testa.
“I tre pannelli – spiega l’autore Gennaro Vallifuoco che ha seguito, insieme al direttore dei lavori Elio Mazza, alla responsabile della sicurezza del cantiere Maurizia Angelillo e al titolare della ditta che ha eseguito l’installazione Antonio Raimo, anche la fase di allestimento – resituiscono un racconto metaforico dello sport, attraverso la figura di un atleta, che è naturalmente Giacomo, sempre in movimento su sfondi differenti a rappresentare le virtù dello sport, che nel suo caso coincidono con quelle umane, ma anche il senso di appartenenza ad una comunità che non può evolversi e crescere senza memoria e senza una luce, rappresentata nell’immagine da un’angelo tedofora, che illumini i cuori nell’agire quotidiano di ciascuno”.