Avellino – Quarant’anni. Quarant’anni dal sisma del 1980 in Irpinia. Quarant’anni anni dopo sono molti gli interrogativi e poche le risposte. Un minuto di terrore che sconvolse la coscienza dell’intera Provincia. Erano le 19:34 di una domenica pomeriggio di autunno. Furono 103 i comuni in Irpinia colpiti dalla catastrofe. L’entità drammatica del sisma non venne valutata subito. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta portata. Furono 2.914 morti (secondo le fonti più accreditate), 8.848 feriti e circa 280.000 sfollati. “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi“. Tuonò Sandro Pertini presidente della Repubblica in quei giorni. Le dure parole della massima carica dello Stato causarono l’immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni (poi respinte) del Ministro dell’interno Virginio Rognoni.
Chi ancora non era nato, non può capire. Chi l’ha vissuto non può dimenticare. Istanti che separano la paura dallo smarrimento. La vita che si sgretola in pochi secondi, davanti ai propri occhi. E poi ci sono la lacrime che bagnano ancora oggi quelle macerie. La ferita più grande che logora il cuore, davanti a chi ha perso tutto, è il solito cancro inestirpabile in Italia: un mostro chiamato corruzione. Un mostro che nonostante il disastro, si sfregò le mani su quelle macerie, su un popolo e una regione che ancora oggi chiedono spiegazioni.
Quarant’anni dopo non si sa che fine abbiano fatto miliardi e miliardi di lire. Senza portare una ricostruzione completa nei paesi dove la catastrofe avvenne in quella “malanotte”. Tale storia e questo anniversario possono essere utilizzate come un monito per il futuro: mai più una pagina vergognosa come quella scritta col sangue e i sacrifici della povera gente, a discapito dell’arricchimento. Oggi novembre sono quarant’anni. Il “mostro invisibile” purtroppo non potrà permettere di commemorare questo giorno in maniera “normale“, ma il ricordo sarà fisso in ogni coscienza di ogni singolo irpino.
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