E’ ufficiale da oggi dare del Casalese a qualcuno diventa reato. Lo ha stabilito la corte di cassazione dopo che un consigliere comunale della provincia di Foggia è stato condannato, reo di aver pronunciato la ormai indicibile parola durante un consiglio comunale. I giudici della cassazione hanno rigettato il ricorso del consigliere, considerando l’espressione utilizzata come diffamatoria.
Sarebbe comicità pura se non fosse cosi drammatica la situazione degli abitanti di Casale e Casal di Principe che niente a che fare hanno con i mafiosi che hanno tragicamente reso noti questi luoghi. La corte, con questa sentenza, diffama ogni singolo cittadino Casalese visto che ormai per legge è sinonimo di cammorrista.
Da sempre le persone associano la malavita ai luoghi in cui ha origine, estendendo il pensiero al popolo che lo vive. Lo sanno benissimo a Napoli, nel Bronx o a Medellin. Se legittimare questa fastidiosa abitudine popolare è una sentenza di cassazione qualche domanda dovremmo iniziare a porcela.
Nel frattempo qualche risposta a riguardo ce la da Renato Natale sindaco di Casal di Principe: “Aspetto di leggere la sentenza, ho dato incarico all’ufficio legale del comune di tutelare il nome di tutta la cittadinanza nel caso in questa sentenza ci sia qualcosa di offensivo. Detto questo, voglio sottolineare che Casal di Principe è composta da ventiduemila persone e il 90% sono tutte persone oneste che nel corso degli anni hanno cercato di far cambiare l’intera comunità. Oggi possiamo infatti dire di stare operando un cambiamento radicale e siamo sulla buona strada. È stata la parte criminale della città a usare impropriamente il termine Casalese. Questo nel corso del tempo è diventato un marchio mediatico negativo per tutta la popolazione. Mi sento obbligato a ricordare che Casalese rappresenta un popolo e no una criminalità organizzata”.
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