“Condividere per educare”, l’esperienza del programma ‘Nati per Leggere’

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Benevento – Aula di Palazzo Paolo V gremita, questo pomeriggio, per il convegno: “Condividere per Educare: la costruzione di reti per il sostegno allo sviluppo”.

Un’iniziativa volta a creare una sinergia tra istituzioni scolastiche, pediatri, genitori, operatori sociali per adottare su più fronti il programma, già di grande successo, “Nati per Leggere”. Un modello pedagogico volto alla valorizzazione della pratica della lettura tra i genitori dei bambini che vanno dai 0 ai 6 anni. Una lettura condivisa in uno spazio dedicato alle famiglie; un’opportunità di relazione tra bambino e genitori.

Tra i relatori del convegno la Prof.ssa Rossella Del Prete, Assessore all’istruzione del Comune di Benevento, che ha sottolineato quanto iniziative come queste possano generare effetti positivi su più livelli: “E’ necessario far passare il messaggio che la lettura e il racconto a un bambino che non sa leggere ha effetti positivi. Come Assessore mi sto adoperando per inaugurare uno spazio pubblico già prima di Natale che possa accogliere le tante famiglie che hanno aderito al programma. Certamente – conclude l’assessore – l’Asilo comunale adotterà Nati per leggere”.

A illustrare il programma, l’avvocato Giovanna Megna, referente locale presidio Nati per Leggere Benevento: “Sono davvero contenta perché vedo tanta energia e fermento per questa iniziativa. E finalmente abbiamo un interlocutore anche al Comune. Siamo un gruppo di volontari di 20 persone orgogliose di portare avanti questa avventura che incide in maniera straordinaria sulla vita delle persone e dei nostri figli. Un programma – prosegue l’avvocato Megna – non solo socio sanitario ma anche politico. Un asilo di democrazia dove parliamo di accoglienza, disabilità e gestione dell’emotività sotto forma di racconto. Un modo per trasferire ai bambini anticorpi contro i soprusi e i pregiudizi”. Conclude Megna: “L’emergenza infanzia deve diventare priorità nell’agenda politica nazionale”.

La Dott.ssa Annamaria Mollica, sociologa, responsabile Sols (Società italiana di sociologia) per la Campania, ribadisce tali concetti: “In una società in cui la scuola riproduce diseguaglianze, in cui i minori utilizzano sempre più spesso e precocemente i dispositivi digitali, rendendo più fragili le relazioni, programmi come Nati per leggere aiutano i bambini a sviluppare un’intelligenza emotiva e sociale, un arricchimento cognitivo per abbattere fin da piccoli le diseguaglianze. I bambini non sono vasi da riempire o adulti in miniatura. Non possiamo pensare – sottolinea Mollica – a un unico modello di sviluppo dell’infanzia. Uno dei metodi utili a scardinare stereotipi e pregiudizi che sono alla base delle diseguaglianze sociali è quello montessoriano che nel nostro Paese, purtroppo, è ancora oggetto di studi, mentre nel nord Europa è diventato modello di riferimento. Un metodo educativo all’avanguardia che mette il bambino al centro del modello di educazione come soggetto di diritti e non come oggetto di indottrinamento“.

Bisogna guardare il bambino come un essere umano competente anche quando non parla”. Il pediatra Nicola Cicchella, volontario del programma, ribadisce il ruolo fondamentale dell’ambiente, della cultura e della lettura nella crescita psicologica e neuronale del bambino: “Stimoli e relazioni positive dall’ambiente esterno sono elementi necessari per la costruzione delle funzioni mentali superiori. La lettura, la musica, il dialogo con il bambino nei suoi primi 1000 giorni di vita è fondamentale per uno sviluppo di maggiore conoscenza e dell’aumento delle connessioni neuronali. Insegnare a leggere sviluppa da subito il diritto di partecipazione del bambino; l’ambiente, la cultura, la lettura ci modificano nella carne”. 

“Questa giornata nasce da un’esigenza e da qualcosa che già esiste.  Quello che andiamo a raccontare lo stiamo sperimentando da molti anni perché ci crediamo. È necessario che ci si tocchi, che ci si conosca”. Così la dirigente scolastica, psicologa, dottore di ricerca in scienze pedagogiche e psicologiche Daniela Pes che sottolinea l’importanza dell’istruzione nella prima infanzia: “Per troppo tempo la prima infanzia è stata messa da parte come la cenerentola dell’istruzione. In questo modo si stanno sottovalutando aspetti importanti riguardo la vita di un individuo. Le sinapsi si sviluppano nei primi mesi di vita, ma non è solo una questione medica. La cosa che nasce in particolare è il rapporto tra madre e bambino. Il bisogno di attaccamento. È un bisogno che non si può spiegare, che va oltre le esigenze primarie”.

“Se un bambino viene lasciato senza mangiare – prosegue Pes –  sicuramente piangerà, ma se viene lasciato solo, senza questo contatto, senza questo attaccamento, avrà conseguenze molto più devastanti. La prima comunità che si incontra dopo la famiglia è la scuola. Il bambino costringe la famiglia ad incontrarci, ad interrogarci. Tramite il bambino la scuola e la famiglia devono dialogare. Ci sono almeno tre ambiti – conclude la referente regionale – che una rete deve avere per funzionare: un’idea di comunità , condivisione di un’idea di sviluppo, un’idea rispetto alle strategie di intervento, come ad esempio valorizzazione di scambi di vari forme di partecipazione”.

L’ultimo intervento è della referente regionale Nati per Leggere Campania-Centro per la Salute del Bambino onlus, Tiziana Cristiani: “La storia di nati per leggere ha delle radici molto lontane e profonde. Circa 25 anni fa negli Stati uniti un gruppo di pediatri di un ospedale di Boston quando lasciavano dei libri nelle sale di aspetto si accorgevano che sparivano. Loro iniziavano a chiedersi come mai e perché. Da qui nacque la riflessione sul rapporto tra genitori e figli attraverso il libro. È un mondo che non interessa soltanto i pediatri, ma tutti noi che siamo cittadini. Con gli anni dei pediatri italiani, tra cui anche dei pediatri campani, si riuniscono per trovare il modo per far crescere i bambini in modo più consapevole, per non farli diventare schiavi del mondo. Ecco lo strumento: il libro”.

“Così – sottolinea Cristiani – nasce nati per leggere nel 1999 in un accordo tra bibliotecari e pediatri. È un programma di comunità che opera in un’ottica di rete per il sostegno alle competenze genitoriali e il diritto di tutti i bambini ad avere le stesse opportunità di sviluppo”.

La referente regionale del programma conclude con un citazione di Costantino Panza: “Leggere storie alle bambine e ai bambini è un atto di grande impatto sociale che può cambiare davvero le traiettorie di vita”.

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