Napoli – “Gatta Cenerentola“, film d’animazione intimo e allo stesso tempo di grande potenza comunicativa, diretto da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, è stato inserito dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’associazione che assegna gli Oscar, nella lista di 26 film tra cui saranno scelti i cinque che saranno poi nominati per l’Oscar per il Miglior film d’animazione. La produzione è firmata dall’officina napoletana Mad dell’audiovisivo di Luciano Stella che ha raccontato ad Anteprima24 quali sono le soddisfazioni di un team interamente made in Naples che si affaccia sulla scena mondiale.
“Gatta Cenerentola” concorre agli Oscar dei film d’animazione, cosa vi aspettate?
“L’animazione in Italia è un po’ come cenerentola. Nel resto del mondo i film d’animazione rappresentano un mercato importantissimo con produzioni straordinarie da oriente a occidente e l’Italia non è presente in questo settore. Il fatto che ‘Gatta Cenerentola’ interamente fatto a Napoli, uscito in Italia al botteghino e nei cinema per farsi vedere, andato al festival di Venezia e ora concorre agli oscar vuol dire che non abbiamo altre aspettative. Abbiamo fatto più del massimo“.
Vi considerate degli “apripista” in questo mondo?
“Esattamente. Voglio ricordare che per la prima volta un film d’animazione italiano ha concorso al festival del cinema di Venezia e non era mai capitato. Siamo assolutamente apripista. Stiamo facendo capire che l’animazione nel mondo è un linguaggio e non un genere, non è solo film per bambini ma può raccontare storie importantissime. Stiamo cercando di comunicare che esiste un pubblico internazionale che si è educato ai manda giapponesi e ai videogiochi e fa dell’animazione un linguaggio di grande attualità. L’animazione non è solo un grande passato Disney ma anche un grande futuro. Poi, i talenti italiani sono straordinari“.
Spesso “Gatta Cenerentola” è stata paragonata ai film d’animazione di Hayao Myazaki, è azzardato come accostamento?
“Sicuramente è un paragone altissimo ma è giusto. Non per la qualità altissima altissima di Myazaki ma è il paragone giusto e spiego anche il perché. Noi non siamo uno studio che aspira a essere la Pixar o la Disney. Non perchè non ci piacciano, anzi. Quegli studi sono il frutto artistico ma anche industriale di un Paese come gli Stati Uniti che ha un mercato immenso per la sua grandezza. Myazaki per noi è un grande esempio per vari motivi: perché è un “boutique studio”, è lo studio di un artista che ha costruito uno stile e dei giovani talenti che hanno un’identità. In più, è una nostra fonte di ispirazione perché racconta degli aspetti non imitativi della cultura dominante statunitense ma racconta la propria tradizione. Nonostante questo, in un mondo globale e globalizzato ha un’identità che riesce a raccontare attraverso lo specifico un’identità universale“.
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