Chiaia, movida violenta: Gabrielli propone la linea “dolce” (VIDEO)

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Da giorni, ormai, tiene banco la discussione sulla movida violenta, quella che ha insanguinato la zona dei baretti di Chiaia sabato scorso quando due gruppi di ragazzi, tutti minorenni, provenienti dal rione Traiano e dai Quartieri Spagnoli si sono sfidati nella notte. Come? A colpi di pistola calibro 9. Il bilancio di quel regolamento di conti è stato una vera e propria carneficina: quattro feriti da arma da fuoco e due per accoltellamento.

Oggi, il capo della polizia Franco Gabrielli, a Portici per una manifestazione per i 110 anni della polizia ferroviaria, ha condannato duramente quanto accaduto sabato scorso: “E’ un fatto estremamente grave, si tratta di una situazione alla quale il questore, il prefetto e la stessa amministrazione municipale hanno risposto“. Già. Il questore Antonio De Iesu proprio ieri si è pronunciato chiedendosi come mai “i quartieri hanno generato queste belve?”. In questa città “ci sono troppi demoni e l’età criminale si sta abbassando sempre di più. Dentro i quartieri si capisce come crescono e vivono i ragazzi. È impressionante cogliere negli occhi di minorenni che uccidono una malvagità, una carica di violenza e aggressività“.

E se da un lato il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, da un punto di vista “curativo”, propone di affidare le inchieste a un numero ristretto di sostituti, per evitare di disperdere conoscenze, rendere più incisive le indagini e ridimensionare un fenomeno in preoccupante ascesa, dall’altro il capo della Polizia Franco Gabrielli ritiene che sia necessario lavorare sulle “cause” in modo tale da prevenire.

I temi che riguardano i problemi di sicurezza di città complesse come Napoli – ha dichiarato Gabrielli – non sono solo riferiti alle modalità repressive. E’ un lavoro che bisogna fare in maniera silenziosa, sinergica, secondo me a partire dall’istituzione scuola“. Serve, insomma, lavorare tutti per creare le condizioni perché questi ragazzi non si perdano. “Io credo che il soddisfacimento di una pretesa punitiva – continua – è una modalità con la quale si interviene sugli effetti e non sulle cause. E’ ovvio che è molto più facile sbattere la gente in galera anziché costruire dei percorsi perchè la gente ci finisca sempre meno“.

Intanto, però, riecheggia la voce della gente comune che non ha voglia di “rischiare la vita per un drink” e dei residenti che chiedono più sicurezza, più presidi delle forze dell’ordine e, perché no, anche un po’ di chiasso in meno.

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