De Luca attacca: “Sanità serbatoio di voti, primari messi per raccogliere preferenze”

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Salerno – Lancia la bomba che fa tremare i Palazzi. Vincenzo De Luca chiude i lavori sul tema “La nuova legge regionale sull’autismo: prospettive generali e famiglie” laddove è più a suo agio, nel Salone dei Marmi che per 20 anni l’ha visto sindaco del Comune di Salerno. Dopo aver raccolto gli sfoghi (più che suggerimenti) delle associazioni delle famiglie con bambini autistici ANGSA (Claudia Nicchiniello, presidente regionale); ‘Campania Aut 2016, coordinamento famiglie e terzo settore’ (Vincenzo Abate, presidente); ‘Autismo chi si ferma è perduto’ (Vittorio Naddeo, presidente); ‘Noi, un sorriso e gli autismi’ (Imma Faravolo, presidente) – dice: “Ereditiamo una situazione di totale isolamento ed estraneità delle istituzioni sanitarie e sociali dai problemi dell’autismo. In pochi mesi dobbiamo recuperare ritardi di decenni. Non c’è un punto in Regione che sia in ordine. Sanità, politiche sociali, trasporti, fondi europei, politiche culturali, società partecipate: non riscontro un solo esempio di situazione ordinata. Abbiamo decenni di ritardi accumulati e non a caso la sanità è commissariata: alla fine degli anni ’90 la Campania aveva accumulato 6.5 miliardi di debiti, seconda regione d’Italia dopo il Lazio”. Situazione che, per De Luca, deriva da una logica che così spiega: “Il problema era piazzare quanti più primari destinati a curare non i cittadini ma a fare i raccoglitori di voti e di preferenze. La sanità è stato il principale serbatoio di voti e di clientele politiche della Regione Campania, non il principale servizio di civiltà per i nostri concittadini. Dobbiamo recuperare decenni di ritardi e, inutile negarlo, dal punto di vista finanziario abbiamo ed avremo delle difficoltà.  Abbiamo però fatto una scelta indicando alcune priorità rispetto alle quali non si media”. Elenca: “Le disabilità, i servizi sociali, il diritto allo studio non saranno toccati ma implementati. Taglieremo dappertutto meno che in questi settori”. E giù applausi.

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