“Stupro su moglie non è violenza”: è bufera sul tribunale di Benevento

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Benevento – Un uragano di commenti e opinioni si è abbattuto sul tribunale di Benevento nelle ultime ore alla notizia della richiesta di archiviazione di una Pm su un caso di violenza coniugale. A portare alla luce i dettagli della vicenda è stato ‘Il Fatto Quotidiano’ che ha pubblicato le motivazioni addotte dal pubblico ministero nell’archiviare la denuncia di una donna che sosteneva di aver subito maltrattamenti dal marito all’interno delle mura domestiche. 

Le parole usate dalla pm nel motivare il procedimento hanno destato non poco scalpore, richiamando l’attenzione di numerosi giornalisti, opinionisti e leader di partito, scatenando di conseguenza centinaia di commenti sul web. A finire nell’occhio del ciclone frasi come “sono fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata” e il considerare “comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”. 

I fatti. Ad aprile scorso la donna aveva presentato una denuncia per maltrattamenti citando degli episodi specifici. Il primo si riferisce alla festa di compleanno di uno dei due figli. Ascoltando al telegiornale la notizia di un femminicidio, l’uomo prende il coltello e lo punta al collo della moglie sostenendo che “prima o poi sarebbe stato menzionato lui al tg”, il tutto davanti alla suocera e alla cognata, due testimoni. Per la pm il gesto viene ritenuto un atto “compiuto per scherzo, tenendo conto del contesto in cui è avvenuto: la preparazione familiare della cena di una festa, davanti a testimoni”. 

L’altro episodio fa capo all’insistenza del marito su alcuni approcci. La donna infatti parla di “pressione che la faceva sentire obbligata ad avere rapporti sessuali con lui, rapporti che lei subiva per non svegliare il figlio”. In questo caso la Pm motiva il tutto così: “anche i fatti carnali devono essere ridimensionati nella loro portata, non avendo descritto espressioni di minaccia o di costrizione fisica, né di abuso di autorità. Inoltre in quel momento la donna “non nutriva più i sentimenti e la stima di un tempo nei confronti del marito, non era più incline a congiungersi con lui ma per motivi che ella stessa sostiene non avrebbe avuto il coraggio di esprimere”. 

Così sempre secondo la Pm: “Considerata la sussistenza di un rapporto di coniugio, appare arduo sostenere che sia provata la consapevolezza della non consensualità al rapporto sessuale, considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale“. Con queste motivazioni quindi si adduce che non vi è stata nessuna costrizione esercitata dal marito nei confronti della moglie in quanto non è detto che l’uomo abbia percepito nell’atteggiamento della donna un rifiuto. Dunque non ci sono le prove, secondo il pubblico ministero, di un maltrattamento. Anzi, quella tra i due viene definita “una situazione di sostanziale pariteticità e simmetria tra coniugi travolti da una conflittualità non particolarmente grave”. 

Anche l’accusa di violenza nei confronti dei figli cade in quanto quelli usati vengono visti come “mezzi di correzione”, frase che anch’essa ha suscitato non poco clamore. La pm ha poi richiesto di archiviare anche l’accusa di sottrazione dei minori che l’uomo aveva mosso nei confronti della moglie che si era allontanata con i figli per recarsi in un centro antiviolenza. 

Non si è fatta attendere la reazione dell’avvocato della donna, Michele Sarno, che si è detto “attonito e perplesso” ma anche sicuro che “in sede di opposizione i giudici che dovranno valutare questa richiesta, non potranno che addivenire ad un giudizio favorevole nei confronti della mia assistita”.

La Procura di Benevento, nella persona di Aldo Policastro, ha risposto con una nota sottolineando l’impegno del suo ufficio in tema di violenza di genere, ma è chiaro che la vicenda abbia suscitato non poco imbarazzo: “In riferimento alla richiesta di archiviazione adottata da un magistrato di questo ufficio, mi corre l’obbligo, atteso l’interesse pubblico connesso, di precisare che la opposizione presentata dalla persona offesa è all’esame dell’ufficio, come sempre accade dopo la sua presentazione, che dovrà determinarsi all’esito in ordine al prosieguo del procedimento. La richiesta assunta ha ritenuto che non ricorresse il quantum probatorio necessario a ritenere sussistenti gli elementi costitutivi dei reati contestati. L’ufficio, anche tenendo conto dell ’autonomia del magistrato assegnatario del procedimento, si determinerà, senza alcun pregiudizio determinato dalla decisione assunta e di cui si discute, all’esito dell’esame degli atti e dell’opposizione”. 

 

 

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