Salerno – “In sede di riunione di capigruppo avevamo comunicato al sindaco che la minoranza avrebbe abbandonato l’aula al momento della votazione di due punti inseriti, secondo noi, illegittimamente all’Ordine del Giorno”.
All’indomani della celebrazione di un Consiglio comunale convocato per le ore 16.30, iniziato un’ora dopo e conclusosi poco prima la mezzanotte di mercoledì 24 novembre, Elisabetta Barone spiega: “Si sono votati da soli il bilancio consolidato esercizio 2020 e l’approvazione del vincolo di esproprio per la realizzazione a Fuorni della nuova sede dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Provvedimenti che sarebbero dovuti arrivare in Consiglio dopo i necessari e previsti passaggi di discussione ed approfondimento nelle rispettive commissioni Bilancio e Urbanistica. Per questo ricorreremo al Tar”.
Su questa posizione la minoranza ha dato prova di compattezza quasi assoluta. A non abbandonare lo scranno il solo Antonio Cammarota.
Barone, fino al momento dell’uscita aveva attentamente seguito ogni aspetto della dinamica relativa all’insediamento del Consiglio e all’avvio dei lavori.
Durante la ‘maratona’ ha ascoltato commenti, scrutato sguardi e intercettato i malesseri che, pure, non sono mancati. Anche durante la relazione del sindaco. Nel suo lungo discorso, arricchito talvolta con alti riferimenti filosofici, ha elencato le cose fatte lasciandole intendere quale presupposto per le cose che, con la sua maggioranza, si propone di realizzare.
Messaggio programmatico però percepito quale incompiuto. Un assist al bacio per Michele Sarno e per Elisabetta Barone. Che afferma: “Il sindaco dice di essere stato presente dappertutto. Allora è venuto anche nei cinque quartieri senza allaccio fognario o nelle frazioni alte laddove le strade franano. Quindi ha constatato ma poi non ha risolto i problemi che oggi sono ancora tutti lì. Allora è responsabile di quanto non è stato fatto”.
Incalza e allarga: “Guardi, la città chiede risposte operative. Il segnale dato già da subito, con la perseveranza nella scelta di Dario Loffredo, va invece nel senso opposto della perpetuazione nell’esercizio di un potere arido, che non sembra tenere conto delle dinamiche democratiche”.
Punto delicato. La preside spiega: “L’applicazione in quest’aula delle prerogative proprie di una democrazia adulta e matura, ad esempio, avrebbe consentito di attribuire alla minoranza la presidenza del Consiglio comunale. In tal senso avevamo proposto, fin dentro alle due votazioni, il nome dell’avvocato Claudia Pecoraro del Movimento 5 Stelle (poi eletta vice, ndr).
Invece è stato scelto Loffredo, figura politicamente inopportuna per quel ruolo. Non per il coinvolgimento nella indagine della magistratura che farà il suo corso (Loffredo è indagato, ndr), quanto per la necessaria preparazione giuridica che la Pecoraro ha e Loffredo no. Deficit che si è ben compreso nella conduzione della seduta di ieri: ad un certo punto sembrava di essere al bar o in un salotto”.
Quindi, per Elisabetta Barone, quella scelta “ha lasciato passare un messaggio politico negativo”. Racconta la sua percezione: “Urlate, agitatevi fate quel che volete ma, alla fine, lo scettro e il potere assoluto sono nelle nostre mani. Come ai tempi del Re Sole e della monarchia assoluta. Allorquando la corte, di mattina, decideva i destini di ognuno. In questo scacchiere, Loffredo è solo una naturale pedina”.
Elezione che, pure, ha avuto il suo travaglio. È stata ottenuta solo al secondo turno e con il limite della necessaria maggioranza assoluta superato di soli due voti. “Il Psi ha votato contro e c’è stata una scheda bianca. Aldilà del principio di fedeltà politica credo che all’interno delle forze di quella coalizione esistano persone che hanno ben chiaro il proprio limite di sopportazione della tracotanza politica altrui ed il concetto di libertà. Ho avuto la sensazione che le aperture di credito fornite siano state superiori alle rassicurazioni ricevute. Vediamo cosa accadrà”.
Il riferimento non è teorico: “All’interno delle commissioni consiliari le persone di buon senso ed in buona fede voteranno secondo l’interesse collettivo e non su ordini di scuderia. All’assessore Falcone chiederò di porre riparo alle storture del recente passato in ordine alla razionalizzazione scolastica, pur nel rispetto delle singole autonomie. Ad esempio di riorganizzare il rapporto tra gli Istituti Don Milani (infanzia) e Monterisi (scuola media) oggi allocati in un unico stabile ma con tante succursali. Così come per gli Istituti Lanzalone e Posidonia. Sono certa che su questo tema la mia collega Barbara Figliolia farà corrispondere il proprio voto alla propria sensibilità”.
La consigliera Barbara Figliolia, eletta nella lista Popolari e Moderati di Aniello Salzano a sostegno di Enzo Napoli, è preside/dirigente scolastico al liceo Francesco Severi.
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