1980-2021, una ferita che continua a sanguinare per l’Irpinia

Irpinia
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Avellino 1980-2021 sono trascorsi quarantuno anni. Un minuto, un giorno e soprattutto una catastrofe che ha cambiato l’Irpinia. Una terribile scossa che in poco più di un minuto rase al suolo sei comuni tra la Campania e la Basilicata secondo le stime più accreditate causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa.

Paesi come Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania e Castelnuovo di Conza furono quasi rasi al suolo. E non solo. Altri gravemente danneggiati e isolati per giorni. Il ricordo dei soccorsi, tardivi e insufficienti nonostante lo sforzo messo in campo dai volontari, è tutt’altro che sbiadito. Il monito del Presidente, Sandro Pertini risuona ancora oggi nella coscienza di tutti. Di ritorno dall’Irpinia, in un discorso in televisione rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che sarebbero arrivati in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni. 

“Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci – disse due giorni dopo Pertini, allora presidente della Repubblica. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”. Un’immagine entrata nella memoria collettiva come la prima pagina del quotidiano ‘Il Mattino’ con l’appello “Fate presto”. Le dure parole del presidente della Repubblica causarono l’immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni (in seguito respinte) del Ministro dell’interno Virginio Rognoni. Il discorso del Capo dello Stato ebbe come ulteriore effetto di mobilitare un gran numero di volontari che furono di grande aiuto in particolare durante la prima settimana dal sisma. L’opera dei volontari fu in seguito pubblicamente riconosciuta anche con una cerimonia a loro dedicata in Campidoglio, a Roma.

L’unica testimonianza audio che ci rimane del terremoto è quella registrata da “Radio Alfa 102”che stava trasmettendo un brano di musica folk: è ancora oggi alquanto scioccante ascoltare il boato che tra una strimpellata e l’altra di una fisarmonica diventava sempre più intenso ed esteso, fino a interrompere completamente la trasmissione radiofonica.

LE REAZIONI.  “41 anni fa, alle 19,34 del 23 novembre 1980, la storia dell’Irpinia e di gran parte del Meridione d’Italia si interruppe, quando la terra fu scossa dal tremendo terremoto dì cui ancora la mia terra porta le cicatrici. Abbiamo il dovere della memoria non solo dì ognuna delle 3000 vittime di quel disastro, ma anche dei disagi causati da lentezze e sprechi nella ricostruzione, che dopo decenni ha ancora alcune zone d’ombra.  

Resta il dovere di provvedere affinché questo non avvenga ancora.  Voglio ricordare i Vigili del Fuoco é tutti i volontari che fin dai primi istanti e per mesi giunsero da ogni parte del Paese per dedicare il loro lavoro ad alleviare le sofferenze di centinaia di migliaia di persone. Conoscendo sempre più la storia del nostro Paese, potremmo dire che il sacrificio di tutte quelle vite umane è servito a rivoluzionare la macchina dei soccorsi urgenti in Italia dando vita al Sistema di Protezione Civile, oggi nostri fiore all’occhiello”. È quanto scrive sui social il Sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, in occasione del 41mo anniversario del terremoto in Campania e Basilicata.

La Regione Campania ricorda, in questa triste data, le 2.735 persone che persero la vita e le centinaia di migliaia di senzatetto che, per anni, si sono dovuti confrontare con una emergenza che sembrava infinita. Un evento tragico che ha segnato profondamente la nostra comunità.

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