Tattica e carattere, mix indigesto per il Benevento: occorre una scossa

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Benevento – Il filo conduttore è praticamente lo stesso. Questa volta, però, è il finale a non lasciare soddisfatti. Era già capitato in passato, ma le contingenze avevano fatto passare in secondo piano i difetti. La vittoria con il Cittadella era stata talmente rotonda da far rapidamente dimenticare i problemi palesati nell’arco dei novanta minuti. Una vittoria rotonda, non netta, perché l’undici di Gorini aveva messo alle strette il Benevento, capace di venirne a capo grazie alla qualità dei singoli.

Aspetto che è mancato sia a Como che ieri sera contro il Perugia. Davanti all’assenza di un piano B, la squadra si è smarrita e neanche i top player della rosa giallorossa sono riusciti a porre rimedio alla situazione. Contro i lariani, l’espulsione di Glik era stata la spada di Damocle che aveva pesato sull’economia dell’incontro, facendo accogliere positivamente un pari contro una squadra, fino a quel momento, a secco di successi e in palese difficoltà. Ieri sera la Strega si è potuta giocare la gara in parità numerica, ma questo aspetto non è bastato per avere la meglio su un Perugia che, ai punti, avrebbe meritato di tornarsene a casa con qualcosa in più di un pareggio.

Non hanno fatto cose trascendentali gli umbri, ci hanno messo più agonismo, soprattutto nella prima frazione. Nella ripresa l’evidente calo fisico ha permesso al Benevento di guadagnare campo, ma l’undici di Fabio Caserta non è mai sembrato capace di prendere in mano le redini dell’incontro. Il piano tattico preparato dal tecnico calabrese è risultato inefficace e questo può capitare perché sul rettangolo di gioco incidono tante dinamiche: l’avversario o la giornata storta di qualcuno (Foulon ndr) ad esempio. L’aspetto preoccupante, semmai, è l’assenza di un’alternativa, la mancanza di una scossa dalla panchina, non solo in termini di cambi. L’aplomb di Caserta sembra riflettersi sulla squadra, incapace di essere dominante come potrebbe e dovrebbe soprattutto al “Ciro Vigorito“. In tutte le gare disputate in casa, dall’Alessandria al Perugia, passando per Lecce e Cittadella, il Benevento non ha mai dato l’impressione di riuscire a mettere alle corde l’avversario.

Se è vero, come ripete lo stesso allenatore, che c’è tanto da lavorare, è anche vero che ormai ci siamo lasciati alle spalle oltre un mese di campionato e otto partite ufficiali, Coppa Italia compresa, senza avere una precisa idea di squadra. Responsabilità equamente da dividere tra chi lavora sul campo, tra chi sul campo ci va e tra chi ha allestito una rosa che probabilmente non si sposa alla perfezione con le idee dell’allenatore. Resta il fatto che da questo Benevento è lecito attendersi di più, perché se il migliore in campo è il portiere, allora è evidente che qualcosa non ha funzionato alla perfezione e che gli scricchiolii passasti non hanno avuto la parvenza di timidi campanelli d’allarme per chi era chiamato a porre rimedio. Il tempo, per fortuna, gioca ancora dalla parte della Strega.

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