Perché lunedì Borsellino chiederà a Maresca di restituire l’Agenda Rossa del fratello

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Napoli – Lunedì saranno 29 anni dall’assassinio del giudice Paolo Borsellino. Quella del 19 luglio è stata consacrata come la Giornata nazionale della Legalità e, quest’anno, vedrà la sua manifestazione più importante proprio a Napoli

Alle 18, in piazza della Sanità, si raduneranno per ricordare il giudice antimafia e il suo collega Giovanni Falcone il maestro di judo impegnato fortemente nel sociale Gianni Maddaloni, la criminologa Patrizia Sannino, il presidente dell’associazione “Giovani Promesse” che ha organizzato l’evento, Salvatore Paternoster; il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, la Garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore; il presidente della Fondazione “Antonino Caponnetto“, Salvatore Calleri.

E loro due: Catello Maresca, ex pm della Dda e ora candidato sindaco del centrodestra. E Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia nonché presidente del Movimento Agende Rosse.

I loro saranno i due interventi più attesi del pomeriggio. Perché il 5 luglio, 5 giorni dopo la conversione del candidato Maresca al centrodestra, sul sito 19luglio1992.com, le Agende Rosse hanno attaccato l’ex pm assai pesantemente. 

Quel giorno, gli dedicarono un lungo post sotto il titolo “Catello Maresca, il ‘tradimento’ del giuramento morale impone la restituzione dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino“.

In pratica, al magistrato ora in politica, il Movimento non perdona il suo essere candidato del centrodestra e di Forza Italia, nonché le parole di elogio che ha avuto per Silvio Berlusconi.
 
Ma nel post richiamato, le Agende Rosse ricostruiscono tutto il loro rapporto con Maresca con dovizia di particolari: “Sono passati poco più di nove anni da quando, il 26 maggio 2012, Catello Maresca in un convegno ricordò che, in occasione del suo quarantesimo compleanno, era stato oggetto di gravissime minacce da parte della camorra. Il magistrato aggiunse: ‘Mi è venuta voglia di avere un quaderno dove tracciare le mie linee investigative più incisive… di un quaderno dove scrivere i nomi e gli elenchi degli uomini infami e delle loro malefatte, i collegamenti con gli imprenditori e con la politica; di un quaderno dove parlare di uomini coraggiosi che lottano e denunciano e che non hanno perso la speranza’. Infine, al termine dell’evento, tenendo l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino in pugno, rivolta verso l’alto – continua ancora il post dell’associazione – Maresca volle esprimere la profonda condivisione dei valori etici richiamati da Salvatore Borsellino nel suo intervento conclusivo“.
 
Si trattò – ricordano sempre le Agende Rosse – di un vero e proprio giuramento e di un’adesione morale che furono recepiti da tutti i presenti come impegno non formale ma sostanziale ad agire per la ricerca della Verità, affinché la Giustizia potesse definitivamente affermarsi anche nelle nostre terre bellissime, ma ancora disgraziate“.
 
Le motivazioni per cui, ora, l’associazione di Borsellino si sente tradita da Maresca sono anch’esse descritte minuziosamente. 
 
La notizia della candidatura a sindaco di Maresca, dopo contatti con Silvio Berlusconi, il sostegno di Matteo Salvini e il benestare del partito Fratelli d’Italia, non sarebbe sconvolgente sul piano strettamente politico – specificano le Agende Rosse – Invece, è estremamente dirompente il richiamo alla Costituzione formulato da Maresca con le seguenti parole: «Io sono un costituzionalista convinto e credo che Berlusconi abbia subito solo una condanna in merito alla quale tra l’altro la Corte Europea ha chiesto chiarimenti»“. Sono le parole che il candidato sindaco spese in occasione di una intervista a Klau Davi lo scorso 14 giugno.
 
Maresca – spiega il post carte alla mano – fa riferimento alla sentenza passata in giudicato del Processo Mediaset, in cui Silvio Berlusconi è stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione per frode fiscale, tre anni dei quali condonati per indulto, e alla pena di due anni di interdizione dai pubblici uffici“.
 
È vero che viviamo in un mondo all’incontrario, ma mai avremmo potuto immaginare – attaccano le Agende Rosse – che Maresca, riferendosi allo stesso Berlusconi, arrivasse persino a sostenere: ‘È un grande imprenditore e credo che il Paese abbia ancora bisogno di una persona come lui in prima linea’.
 
Anche questo riferimento è alla stessa intervista del 14 giugno. Ben prima, quindi, della sua dichiarata appartenenza politica (esplicitata il 30 giugno con un’intervista a “Il Giornale“), Maresca già non incontrava più il favore del Movimento.
 
Il quale non fa altro che sentirsi tradito ancora di più nei suoi ideali perché “oltre alla condanna definitiva a carico di Silvio Berlusconi per il reato di frode fiscale, non saranno sfuggite a Maresca le motivazioni di una sentenza che riguarda Marcello Dell’Utri, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi e co-fondatore del partito Forza Italia”.
 
“In particolare – continua il post delle Agende Rosse – vogliamo ricordare un passaggio delle motivazioni relative alla sentenza definitiva con la quale Marcello Dell’Utri è stato condannato alla pena di nove anni di reclusione e alla pena dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici per il reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso…“.
 
Qui, il post dell’associazione cita i passaggi della sentenza in cui si richiamano gli incontri che anche Berlusconi ebbe con Dell’Utri assieme a 4 mafiosi e “i pagamenti di Berlusconi in favore di “cosa nostra” palermitana sino a tutto il 1992“.
 
Per questo, lo scritto del Movimento delle Agende Rosse si conclude con una domanda e una risposta.
 
Alla luce di queste osservazioni, ci chiediamo: cosa fare?
 
A Catello Maresca, che riteniamo abbia ‘tradito’ le aspettative e le attese dei cittadini e dei familiari delle vittime delle stragi di Stato, in particolare di via D’Amelio, non resta che restituire nelle mani di Salvatore l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino“.
 
Lunedì, alla Sanità, il faccia a faccia di una nuova verità. 
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