Napoli – Peppe Russo, medico di base in passato anche della Croce Rossa. Sul campo di battaglia del consiglio regionale come capogruppo del Partito Democratico. Ora vota Antonio Bassolino?
“Convintamente”.
Perchè?
“Lo stato della città di Napoli è disperato”.
Un paziente in codice rosso.
“Un paziente per il quale c’è bisogno subito di un sindaco dalla provata capacità politica, dalla riconosciuta autorevolezza. E animato da un grande amore per la città”.
Accanto a siffatto sindaco è pronto anche lei a candidarsi?
“Non lo escludo, non avrei problemi a farlo”.
Anche perché Bassolinik affronta un nuovo virus che minaccia Napoli: “l’appellite”. Ha letto l’ultima striscia del fumetto dedicata a Bassolino?
“Su Facebook ci sto poco. Ma non ricordo campagna elettorale senza almeno un appello, mi creda”.
In questa, il più importante è stato quello di Enrico Letta al suo candidato sindaco: si ritiri.
“Ed è stato un appello un pò sui generis. Di solito, si fanno per far candidare qualcuno”.
A questo, pro Bassolino, hanno pensato i sindaci degli anni 90 Michele Caiazzo, Antonio Ciraci, Aldo Mobilio, Leopoldo Spedaliere, Sergio Troiano, Bernardino Tuccillo…
“Un’altra variante di appello”.
La variante più da temere forse è quella di Claudio Velardi: state vivendo tutti in una bolla nostalgica.
“Velardi parla di Napoli senza viverla. E’ sempre facile e sempre sbagliato dare giudizi decontestualizzati”.
Passiamo alla variante Berardo Impegno. Sul Riformista l’ha messa così: “Bassolino indichi le condizioni per ritrovarsi col Pd e il resto del centrosinistra, non c’è alcuna ragione per andare alle urne divisi”
“Quella di Impegno è una provocazione: Bassolino non si candida per trattare. E lui che lo conosce bene sa che mai baratterebbe la città per un vantaggio personale. Questa assillante e ripetuta ricerca di una contropartita a Bassolino per ritirarsi dimostra solo una cosa”.
Cosa?
“Quanto poco credono alla forza di Manfredi. Bassolino si candida perché la situazione è drammatica”.
Ma proprio perché la situazione è drammatica non occorrerebbe più che mai spirito unitario?
“L’unità si costruisce. Il Pd e il Movimento 5 Stelle, invece, hanno pensato a fare i laboratori politici”.
Un laboratorio unitario.
“Il destino delle grandi città non può essere legato a quello di un Governo. Una cosa è la collaborazione istituzionale. Un’altra l’autonomia per formare coalizioni e scegliere i candidati sindaco”.
Sembra che Bassolino si candidi per ripicca, per una questione personale.
“E’ una stupidaggine pensarlo. Io direi che davanti alle alchimie tattiche, ai formalismi, alle lungaggini, agli accordi sottobanco, alle giravolte, alle riunioni romane, a Fico sì, Fico no, Bassolino è stato costretto a candidarsi”.
A 74 anni e a 28 dalla prima volta.
“Davanti a un dibattito così inadeguato. Davanti al Pd che ha chiesto lo scioglimento anticipato del consiglio comunale, è una fortuna che non sia rimasto a casa. E’ urgente dare subito una nuova direzione”.
Marco Demarco, oggi sul Corriere del Mezzogiorno: se il Pd si fosse mosso prima, Bassolino sarebbe potuto essere il suo capolista e, in proiezione, il presidente del consiglio comunale.
“Se si fosse mosso prima e se si fosse mosso bene. Invece ha fatto troppi errori: politici, di strategia, comportamentali. Si è mosso come un elefante in una cristalleria”.
E per voi deve essere punito: zero possibilità di accordo per andare assieme alle elezioni? Zero spaccato?
“Il primo turno saranno le nostre primarie. E’ giusto che la città si esprima. Poi, al ballottaggio, è ovvio che l’una parte convergerà sull’altra”.
Al secondo turno, è la paura del centrosinistra, sarà più difficile battere Catello Maresca.
“Con Bassolino non ci sarà partita. Perché con lui al secondo turno vorrà dire che già avrà suscitato una tale spinta nella città che sarà impossibile fermarlo”.
Con Manfredi al ballottaggio, invece?
“Sarebbe più difficile. Nel senso che sarebbe più difficile allargare i suoi consensi”.
Bassolino, a San Pietro a Patierno, ha appena detto che vuole essere un candidato “trasversale”.
“Un sindaco, infatti, è sempre trasversale”
Ha detto pure che bisogna suscitare un “sentimento di appartenenza”. Ma non rischia di essere inteso come un’appartenenza generazionale?
“Al contrario: un sentimento di appartenenza alla città che è per definizione intergenerazionale”.
Lei è tifoso del Napoli?
“Sono un patito del Napoli”.
Allora mi dica la verità: è più facile che Spalletti porti lo Scudetto al Napoli o che Bassolino vinca le elezioni?
“Le rispondo che entrambe sono due ambizioni della città”.
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