Rapina in banca a Palomonte, Liguori non risponde al Gip

In silenzio anche il bancario arrestato, ma parla il suo complice

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Palomonte (Sa) – Non ha risposto alle domande del Gip, Carla Di Filippo, in sede di interrogatorio di garanzia dove si è presentato accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Ivan Nigro, il pregiudicato Giovanni Liguori, arrestato ieri mattina insieme a Pietro Smaldone, Alain Paone e William Graziano. I quattro sono accusati di aver concorso, a vario titolo, a mettere a segno una rapina a mano armata con annesso sequestro di persona, avvenuta il 13 agosto dello scorso anno ai danni della Banca di Credito Cooperativo di Buccino e dei Comuni Cilentani presso la filiale di Bivio di Palomonte.

A pianificare il colpo e a reclutare i rapinatori con l’aiuto di Pietro Smaldone a cui si era rivolto, per portare via il bottino del valore di 110mila euro alla Bcc, il dipendente cassiere dell’Istituto di credito cooperativo, William Graziano, che circa un mese prima del colpo era stato trasferito presso la sede di Palomonte dove aveva accesso alle banche dati dei conti correnti dei clienti, dei dati dell’istituto e conosceva abitudini, giorni di ferie/assenze di altri dipendenti della banca e il danaro contante presente in cassa.

Era il 13 agosto scorso quando, i rapinatori Giovanni Liguori e Alain Paone, con il viso coperto da mascherine anti-covid e armati di pistola, attendono davanti alla filiale della Bcc dove era presente il cassiere Graziano, il direttore Cupolo che aveva in dotazione le chiavi per l’apertura della filiale, del sistema di allarme e delle casseforti.

Attesa l’apertura della porta, i due rapinatori, puntando una pistola alla nuca del direttore Cupolo, bloccano il direttore della filiale e il dipendente Graziano, minacciando e costringendo Cupolo, dopo averlo schiaffeggiato, a disattivare l’allarme e ad aprire la cassaforte dove erano presente gli oltre 100mila euro in contanti.

Effettuata l’operazione, i malviventi chiudono a chiave nel bagno, Cupolo e William, per poi darsi alla fuga con il bottino. Il tutto avvenuto sotto l’occhio elettronico delle telecamere di videosorveglianza dell’istituto.

Riusciti a liberarsi, sfondando la porta del bagno dell’istituto, direttore e dipendente allertarono le forze dell’ordine. Dopo aver incassato il bottino però, i due rapinatori erano scoparsi senza restituire il bottino del 50% al dipendente infedele che, per non essere intercettato dagli inquirenti, aveva rifornito di sim nuove per il cellulare i rapinatori e con i quali parlava “in codice”.

A condurre le indagini, vagliare i filmati delle telecamere di videosorveglianza e monitorare l’azione del dipendente dell’Istituto di credito, i carabinieri della locale stazione di Contursi Terme coordinati dal capitano Emanuele Tanzilli che dopo la denuncia di Cupolo e i sospetti dei dirigenti della banca, per mesi hanno captato le intercettazioni telefoniche e ambientali che pochi giorni fa hanno portato all’individuazione degli autori della rapina pianificata e coordinata dalla mente del dipendente infedele, William Graziano che, tramite Pietro Smaldone, aveva reclutato Giovanni Liguori e Alain Paone.

Indagini che hanno portato il Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, ad emettere un’ordinanza di custodia cautelare per Smaldone assistito dall’avvocato Antonella Senatore, Liguori difeso dall’avvocato Ivan Nigro e Paone assistito dall’avvocato Leopoldo Suprani, finiti in carcere, mentre il bancario infedele, Graziano difeso dall’avvocato Luca Monaco, è stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa mattina, in sede di interrogatorio di garanzia davanti al Gip, Liguori, Paone e Graziano si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice, mentre a rendere le dichiarazioni spontanee è stato Paone.

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