Docente condannato per camorra, i giudici gli restituiscono i beni: acquistati con soldi puliti

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Caserta – Ha espiato una pena complessiva di sei anni e otto mesi di carcere per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, ma i giudici gli hanno restituito tutti beni oggetto di sequestro e confisca, riconoscendo che i soldi con cui erano stati acquistati i beni erano leciti, perché provenivano dalla sua attività di insegnante. E’ la vicenda del 66enne Raffaele Bellopede, ex docente di educazione tecnica ora in pensione, condannato perché ritenuto appartenente al clan Belforte di Marcianise e per aver commesso un estorsione per conto del clan ai danni dei cugini titolari di un noto caseificio di Marcianise per la produzione della mozzarella di bufala dop. Alcuni anni fa l’autorità giudiziaria gli aveva sequestrato tutti i beni immobili, tra casa paterna, dei figli; l’avvocato di Bellopede, Mariano Omarto, riuscì però a dimostrare che tutti i cespiti erano stati comprati con soldi guadagnati lecitamente, ovvero con gli stipendi accumulati con la docenza; una parte dei beni fu così dissequestrata, ma per una villetta situata a Castel Volturno e intestata al figlio, fu confermato il sequestro e disposta la confisca da parte della sezione misure di prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Bellopede ha proposto appello e l’ottava sezione penale della Corte di Appello di Napoli lo ha accolto; i giudici, avallando la ricostruzione del legale del 66enne, hanno ritenuto che nel 2012, quando fu acquistata all’asta giudiziaria la villetta-vacanze per un valore di 79mila euro,  i soldi utilizzati fossero frutto di attività lecita, perché allora Bellopede ancora insegnava.  Non hanno invece creduto ai due pentiti del clan Belforte Michele Froncillo e Cuccaro, secondo cui Bellopede avrebbe ricevuto dal clan un assegno mensile di 4500 euro, circostanza quest’ultima smentita da un altro collaboratore, una volta esponente di spicco dei Belforte, Bruno Buttone. 

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