Ecomafie, confiscati case, terreni e orologi di lusso a imprenditori dei rifiuti

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Beni per circa 10 milioni di euro – in particolare 44 immobili a uso commerciale e abitativo, 13 ettari di terreno, 7 orologi di prestigio, 900.000 euro in disponibilità finanziarie – sono stati confiscati dalla Guardia di Finanza ai fratelli Antonio, Nicola e Salvatore Vassallo, imprenditori dei rifiuti di Cesa (Caserta), condannati in primo grado a sei anni di reclusione per il reato di disastro doloso aggravato dal “metodo mafioso”, in relazione allo smaltimento illegale, per conto del clan dei Casalesi, di rifiuti speciali e pericolosi in discariche abusive, tra cui Cava Giuliani” a Giugliano in Campania (Napoli),  piena Terra dei Fuochi. I tre sono fratelli di Gaetano Vassallo, anch’egli imprenditore dei rifiuti al servizio dei Casalesi e tra i massimi organizzatori di traffici e sversamenti illeciti di rifiuti, organico al settore delle ecomafie insieme all’altro imprenditore del clan Cipriano Chianese, condannato per il disastro ambientale della discarica Resit di Giugliano. Vassallo ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2007, raccontando degli smaltimenti illeciti fatti con i fratelli, facendoli anche arrestare nel 2008 e condannare.

I fratelli Vassallo avrebbero operato, secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Napoli e dal processo di primo grado, attraverso la società Novambiente srl a loro riconducibile, e sotto il controllo della famiglia camorristica dei Bidognetti di Casal di Principe, riuscendo a smaltire per anni illegalmente un’ingente quantità di rifiuti in numerose discariche abusive, provocando gravi danni ambientali alle aree circostanti, parte delle quali adibite a intense coltivazioni agricole. Quando Antonio, Nicola e Salvatore Vassallo furono arrestati nel 2008, i paralleli accertamenti economico-finanziari disposti dai magistrati della DDA partenopea ed eseguiti dai finanzieri, hanno consentito di ricostruire le loro dotazioni patrimoniali e di dimostrarne la presumibile origine illecita.

Determinante è stato l’utilizzo dell’applicativo “Molecola”, software realizzato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), che permette di aggregare le informazioni delle varie banche-dati e accertare la presunta illiceità di determinati acquisti, fare i necessari riscontri e ricostruire più facilmente la situazione patrimoniale di ogni soggetto. Proprio nel 2008 il gip di Napoli ordinò il sequestro dei beni dei tre fratelli, poi recentemente confermato dal Tribunale il quale ha così disposto la confisca, eseguita dai finanzieri della Compagnia di Marcianise. 

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