
Otto omicidi in undici giorni. Se questa non è guerra allora cos’è?. In nessuna provincia dell’Unione Europea c’è un tasso così alto di omicidi e nell’ultimo anno c’è un’escalation criminale altissima. Perché? “Riassetti naturali”, li chiamano in gergo inquirenti ed investigatori. Si tratta di regolamenti interni per conti da saldare legati soprattutto al mondo della droga. È stata decisa per questa ragione la morte del 32enne Alberto Benvenuto Musto, piccolo pregiudicato che “lavorava” con i Gionta, la cosca dominante su Torre Annunziata. Potrebbe aver pagato con la vita uno sgarro per una partita di sostanza stupefacente non pagata. Ciò che preoccupa ancora di più è la circostanza che i killer hanno deciso una strategia comune: fare fuoco tra la gente e in pieno giorno. Il terrore innanzitutto, perché con esso si controllano i territori. La lunga scia di sangue parte il 25 maggio quando a morire sotto i colpi di pistola, sempre ad Afragola, fu Salvatore Caputo, 72 anni a cadere sotto i colpi dei sicari. Era in auto in via Benedetto Croce quando fu bersaglio di dieci colpi di pistola; l’uomo, imprenditore edile ed ex assessore, era vicino al clan Moccia, egemone in un’area in cui si muovono interessi anche delle cosche per i milionari appalti di lavori pubblici legati alle infrastrutture per la stazione dell’alta velocità di Afragola che sarà inaugurata proprio domani mattina alla presenza del Premier, Paolo Gentiloni. Poche ore dopo sicari hanno colpito a Giugliano. Vincenzo ed Emanuele Staterini, padre e figlio, sono stati uccisi da un uomo in scooter con il volto coperto. Erano in un bar-tabaccheria e giocavano alle slot machine. Per questo omicidio c’e un collegamento con la faida del rione Sanità a
Napoli, dato che Staterini padre era il cognato di un boss dei Vastarella. Ma un’altra pista affiora con il passare dei giorni: potrebbe essere stati assassinati per la nuova guerra scoppiata a Giugliano per le piazze di droga nelle “palazzine” rionali. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio a morire è stato il 29enne Carmine Picale. Era in un pub della riviera di Chiaia a Napoli quando un uomo gli ha esploso contro tre colpi di pistola. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato vittima di un regolamento di conti dopo una rissa in discoteca avvenuta qualche ora prima. Il 27 maggio sono stati uccisi zio e nipote dei Nappello, entrambi di nome Carlo, uno di 45 e l’altro di 30 anni. Venti colpi di pistola in via Valente a Miano per non dargli scampo. Secondo gli investigatori si tratta della faida per il controllo delle piazze di spaccio di via Janfolla, prima sotto il controllo dei Lo Russo, adesso tutti pentiti. E poi sabato scorso, alle 14,30, nel centro di Afragola è stato ucciso Remigio Sciarra. Il 52enne, ritenuto vicino al clan Cennamo era a bordo della sua auto quando è stato affiancato da uno scooter e il sicario gli ha esploso contro due colpi. Uno lo ha centrato alla nuca e un altro ha ferito alla mano la moglie di 50 anni che era accanto a lui. Si è salvata grazie al cellulare che stringeva tra le mani. L’agguato è stato compiuto con davanti al figlio della vittima di soli 11 anni e a un suo amico. Se questa non è guerra, allora cos’è?.
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