Valva (Sa). “L’Italia si faccia carico di pretendere dall’Europa un risarcimento in favore dei parenti degli esuli italiani fiumani, istriani e dalmati”. È l’appello ai parlamentari italiani che arriva, nel Giorno del ricordo, dall’avvocato cassazionista, politico salernitano e studioso delle foibe, Michele Cuozzo.
Un giorno importante per la memoria storica del nostro Paese, il 10 febbraio, istituito quale giorno nazionale del ricordo per conservare e rinnovare la memoria degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e dalle vicende del confine orientale, che verrà ricordato oggi in tutta Italia con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici.
“Dopo anni di assordante silenzio sulla tragedia dell’esodo Istriano e Giuliano-Dalmata e l’orrore delle foibe, – spiega Cuozzo – è stata finalmente superata la vergogna di raccontare le complicità e la verità volutamente nascosta. L’appartenenza a questa moderna Europa impone al nostro Paese di onorare la memoria di oltre 150mila italiani infoibati e 350mila esuli strappati dalle loro case perché italiani. Per troppo tempo -aggiunge lo studioso, insignito del premio nazionale culturale dell’associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia e del premio Giovanni Palatucci – si è cercato di insabbiare l’orrore dei crimini commessi contro gli italiani dai comunisti di Tito. Una pulizia etnica, quella messa in atto dal dittatore, che merita una condanna unanime”.
“D’Altronde – chiosa Cuozzo – basta studiare la figura di Norma Cossetto, la giovane studentessa italiana, violentata barbaramente da un gruppo di titini e gettata in una foiba, per comprendere quanta disumanità vi è stata nella pagina più buia della storia del mondo e quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, gli italiani dell’Istria e della Dalmazia non conobbero più la pace. Da Pola, Zara, Fiume e dall’intera penisola istriana-ricorda Cuozzo-gli italiani furono costretti a fuggire, portando con sé le suppellettili poi ammassati nel magazzino 18 del vecchio porto di Trieste. Uomini e donne destinati ai campi profughi presenti sul territorio nazionale e alla fuga dalle loro terre, che lasciarono la loro storia-chiosa- per restare italiani”.
Magazzino 18 è oggi infatti un luogo della memoria delle vittime delle foibe e degli esuli. Fu proprio quel magazzino sito nel vecchio porto di Trieste, il luogo in cui gli esuli lasciarono gli oggetti di loro proprietà, in attesa poi di rientrarne in possesso in futuro, mentre proseguivano il loro viaggio per terre lontane e per i campi profughi. Oggetti, ammassati l’uno sull’altro, che testimoniano ancora oggi, la speranza di ritornare nelle loro case, di un popolo che in nome della libertà, morì lontano dalla loro terra.
“Dopo oltre 70 anni – conclude l’avvocato Cuozzo – è giunto il momento che questa tragedia diventi occasione per una memoria condivisa e l’Italia si faccia carico presso la Comunità Europea, di pretendere un giusto risarcimento dei danni per le famiglie dei tanti nostri connazionali spogliati dei loro beni. In fondo basta attraversare la Croazia per rendersi conto che ogni angolo del territorio porta con sé il fascino dell’italianità”.
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