Benevento – Un gol e un assist, il sogno di un difensore ci mette poco a diventare un incubo. Lo sa bene Kamil Glik che a Crotone ha prima centrato la porta sbagliata, la sua, e poi ha mandato in porta Simy con un maldestro intervento in occasione del raddoppio. Un pomeriggio da dimenticare per il centrale polacco, peggiore in campo allo Scida e ora a caccia del riscatto contro la squadra che ha amato di più, quel Torino che lo ha accolto e lo ha tirato su tra il 2011 e il 2016. Cinque stagioni complessive, di cui ben tre da capitano, emozioni varie e traguardi raggiunti attraverso sfide epiche come la vittoria al San Mamés contro l’Athletic Bilbao in Europa League.
Per il Toro Kamil Glik è ancora oggi un simbolo. E’ stato infatti il primo capitano non italiano a leggere i nomi delle vittime di Superga nell’annuale cerimonia di commemorazione del 4 maggio. Un evento che ha segnato nel profondo il centrale, al punto che al momento dell’addio non ha esitato a rimarcarne l’importanza congedandosi da Torino: “Questa maglia ti entra dentro. Leggendo quei 31 nomi ho provato, come uomo, un’emozione che non si può più descrivere”, scrisse il giorno della firma con il Monaco, prima di vincere immediatamente il campionato strapazzando il PSG e di arrendersi solo in semifinale di Champions League contro la Juventus.
Quello di venerdì sarà il primo incrocio da ex tra Glik e il Torino, arricchito dalla sfida nella sfida che lo vedrà battagliare con Andrea Belotti in un duello che ha già vissuto una sorta di prequel nel recente incrocio in Nations League. Non solo, tra i due c’è stato anche una sorta di passaggio di testimone, con la fascia lasciata proprio al ‘Gallo‘ dopo un intermezzo targato Benassi. Uno scontro tra titani che tanto potrebbe influire sulle sorti di un confronto dall’alto valore in ottica salvezza. Parola d’ordine usunąć, che in polacco vuol dire cancellare, rimuovere, annullare.
Cancellare Crotone, cancellare Belotti e cancellare soprattutto le emozioni. O semplicemente restare ‘hardcore‘, come nella canzone che Willie Peyote gli dedicò quando vestiva il granata. Non sarà semplice, ma lui è pur sempre Kamil Glik.
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