Accusato di omicidio a Bologna, la Corte d’Assise condanna a 9 anni un giovane di Buccino

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Buccino (Sa) – Nove anni e otto mesi di carcere. È la condanna inflitta dai giudici del secondo grado e confermata, poche ore fa, dal collegio dei giudici della Corte d’Assise e d’Appello, per un giovane 36enne di Buccino, agente della sicurezza presso i locali notturni bolognesi, accusato, insieme al suo ex datore di lavoro albanese, per l’omicidio preterintenzionale di un rumeno di 43 anni.  

L’omicidio, avvenuto in pieno centro cittadino a Bologna, secondo quanto emerso nel corso del processo, sarebbe scaturito da due aggressioni, la prima avvenuta all’interno di un bar e la seconda, in strada, ma alla cui base vi sarebbe stata la restituzione di un prestito in danaro per un “affare di oltre un milione di euro” all’albanese, da parte di un magrebino il cui fratello, aveva intascato il danaro ed era scappato in Africa.  

Era l’ottobre del 2018 quando al bar Jilly di Bologna, il 36enne salernitano si siede al tavolo del locale per discutere con un magrebino, in soccorso dell’amico albanese, del danaro che il fratello dell’uomo avrebbe dovuto restituire. Poco dopo però, nel locale fa ingresso un giovane rumeno che con uno sguardo di troppo, si posiziona accanto al tavolo e nonostante l’invito ripetuto del buccinese per far allontanare l’uomo, il rumeno afferra un coltellino che aveva in tasca e lo punta, di spalle, alla gola del 36enne. Il buccinese, in pericolo, reagisce provando a divincolarsi con dei pugni dall’aggressore che si scaglia ripetutamente contro il giovane, ferendo con la lama del coltello il 36enne, al petto e sulla pancia. Di lì, pugni e calci nei confronti del rumeno che si allontana dal bar e si dirige verso l’abitazione. 

Infastidito e ferito per quanto accaduto, il 36enne di Buccino, insieme all’amico albanese 51enne, si dirigono con una spedizione punitiva dall’aggressore, sferrandogli calci e pugni, fino a farlo cadere a terra, dolorante. Dopo aver messo a segno l’atto punitivo, i due vanno via mentre il rumeno si dirige verso casa ma alcune ore dopo, ha un malore all’addome e viene ricoverato presso il reparto di rianimazione dell’ospedale di Bologna dove dopo 40 giorni di ricovero, muore a causa di un arresto cardiaco provocato da uno shock settico. 

Dall’autopsia sulla vittima invece, secondo i periti medico-legali incaricati dalla Procura bolognese viene accertato che il decesso del rumeno sarebbe stato riconducibile alle aggressioni, escludendo una eventuale colpa medica. 

Scatta così, la denuncia dell’accaduto da parte dei parenti della vittima presso il commissariato di Polizia di Bologna che aprono le indagini che portano prima alla perquisizione delle abitazioni dei due aggressori. 

Il 36enne, nella cui abitazione gli agenti trovano i vestiti sporchi di sangue, il proiettile di una pistola e un manganello, tutti illegalmente detenuti, confessa l’omicidio e viene arrestato insieme all’albanese, con l’accusa di omicidio volontario premeditato con le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi e della minorata difesa della vittima. 

I due aggressori finiscono così in carcere a Bologna ma durante il processo emergono dei dettagli circa la città di provenienza del buccinese che, secondo alcuni testimoni “chiave”, viene definito con l’appellativo de “il salernitano” collegando la sua cittadina di origine a possibili collegamenti diretti a famiglie mafiose.  

Condanna che per il 36enne, difeso dagli avvocati Michele Cuozzo Fabio Pancaldi, in secondo grado, i giudici, accogliendo la tesi presentata dai due legali, viene commuta in omicidio preterintenzionale, condannando il giovane a 9 anni e 8 mesi di carcere mentre l’albanese, viene condannato a 8 anni di carcere. 

Processo che ha portato i due imputati, entrambi alla detenzione degli arresti domiciliari presso comunità di recupero per detenuti, davanti ai giudici della Corte D’Assise e d’Appello di Bologna che ha confermato le condanne stabilite dai togati del secondo grado. Intanto, gli avvocati Cuozzo e Pancaldi, che davanti alla Corte d’Assise e d’Appello, hanno presentato l’offerta del buccinese, titolare di un terreno edificabile sito sul mare nel territorio campano e di un importante valore economico, a titolo di risarcimento del danno per i familiari della vittima, annunciano ricorso davanti ai giudici della Corte di Cassazione

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