Ordinanza dal sapore di lockdown, i ristoratori: “Ora sosteneteci economicamente”

Mario Carfora: "Ma con questo terrorismo psicologico chi ha voglia di mangiare fuori? La gente ha paura di uscire"

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Benevento – “E’ un disastro! La ristorazione non vive della semplice somministrazione di un piatto, ma di aggregazione, convivialità e serenità che le persone decidono di concedersi a fine giornata”, spiega Mario Carfora, referente del gruppo Mio Benevento, commentando il decreto e le ordinanze sempre più restrittive di questi giorni. Ad oggi è vietato tenere aperti i locali oltre le 24. Peggior sorte per chi non ha la possibilità di posti a sedere e che quindi è obbligato ad abbassare le saracinesche entro le ore 21.

Misure che sono considerate “un lockdown non ufficiale”, che spingono le persone a “non sentirsi sicure nei locali pubblici”, nonostante l’accurato adempimento delle prescrizioni imposte dai protocolli sanitari.

“Il problema grave è questo continuo terrorismo psicologico, la gente ha paura di uscire di casa. Avranno voglia quindi di andare al ristorante? Ovviamente no” continua Carfora. “La situazione è degenerata tantissimo, soprattutto nelle ultime due settimane. C’è chi decide di andare a cena ma poi deve guardare sempre l’orologio con l’ansia di dover mangiare in fretta e andar via… è normale che ti passa la voglia”. 

Insomma, in quei luoghi in cui si respirava il profumo del buon cibo, si degustava un calice di vino o si brindava in compagnia con spensieratezza e voglia di stare insieme, ora prevale una cosa sola: l’ansia. Da qui l’appello: “Per quale motivo non si provvede alla chiusura delle attività, prevedendo un adeguato ristoro, così come previste per ogni categoria sociale? Siamo stufi di essere considerati cittadini di serie B e chiediamo di ordinare la chiusura e di sostenerci in questo sforzo con un adeguato indennizzo, per il sostentamento delle nostre aziende.

Chiediamo anche – conclude Carfora – la sospensione di ogni pagamento, affinché ci sia consentito il ritorno alle nostre attività, con il rientro della situazione pandemica, senza rischiare di perderla con procedimenti esecutivi giudiziali, non dovuti ad incapacità imprenditoriale, ma ad una situazione di forza maggiore”. 

 

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