C’è un paese della provincia di Taranto, Lizzano, che nelle ultime ore è salito alla ribalta per un fatto singolare. Il parroco Giuseppe Zito nella serata di ieri aveva organizzato un evento per “difendere la famiglia tradizionale dalle insidie che la minacciano”. La notizia non è piaciuta al sindaco Antonietta D’Oria e a diversi manifestanti Lgbt che si sono radunati all’esterno della chiesa per esprimere il loro dissenso.
Nella piazza la fascia tricolore si è scagliata contro i carabinieri chiamati dal parroco e intenti a trascrivere le generalità di chi stava effettuando la protesta civile. “Perché prendete i nomi di chi sta fuori? Prendete prima i nomi di chi è in chiesa perché è una vergogna che accada questo in un paese democratico come il nostro”, ha detto D’Oria – che aveva anche pubblicato un lungo post sui social – alzando i toni contro i militari.
Inevitabili le reazioni della comunità gay: “Hanno identificato tutti i cittadini presenti davanti alla chiesa con bandiere arcobaleno. Molti erano giovanissimi”, ha scritto Luigi Pignatelli, presidente di Arcigay Strambopoli QueerTown Taranto. Gli ha fatto eco la scrittrice Francesca Cavallo: “A Don Giuseppe evidentemente piace che la gente possa continuare a odiarci e a esprimerci disprezzo apertamente. È una bella motivazione per una veglia di preghiera, l’odio. Complimenti”.
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Antonietta D’Oria, sindaca di Lizzano, precisa ai carabinieri, accorsi per identificare manifestanti indignati per una veglia in chiesa di “cristiani” contro la legge sull’omofobia, che hanno diritto di manifestare e suggerisce chi identificare.#15lugliopic.twitter.com/q9M03VaeLQ
— Milko Sichinolfi 🇮🇹🇪🇺 #facciamorete (@MilkoSichinolfi) July 15, 2020
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