
Napoli – Hanno scatenato grosse polemiche le dichiarazioni della Ministra della pubblica Istruzione, Lucia Azzolina a proposito di una presunta “scuola-appartamento” a Scampia. Dopo la replica dell’assessora al Comune di Napoli Annamaria Palmieri e del presidente della VIII Municipalità Apostolos Paipais, arriva anche la lettera scritta dal professore Gennaro De Crescenzo ed indirizzata direttamente alla ministra Azzolina.
“Cara ministra, lasci perdere Scampia. Ci lasci perdere. Insegno e vivo a Scampia ma non rivendico nulla e non provo neanche rabbia di fronte alle sue dichiarazioni e a quelle del presidente Conte su quell’appartamento “destinato a scuola” e sulla vostra sicurezza ostentata (“daremo a Scampia la scuola che merita”). Eviterò anche di ricordarle tutti i suoi errori di questi mesi o le confusioni di decreti e linee-guida: le chiedo semplicemente di evitare di parlare di Scampia perché lei non conosce Scampia e forse, insieme al presidente Conte, si sarà limitata a conoscerla vedendo qualche fiction televisiva.
Che ne sa lei dei miei ragazzi? Che ne sa dei loro sogni? Che ne sa dei loro genitori disoccupati prima e dopo questa emergenza, degli occhi bassi e del pudore di non dirlo? Che ne sa dei loro messaggi da emigrati nel resto dell’Italia e del mondo? Che ne sa della tristezza di quelle domande agli esami di stato in queste ore sui loro progetti irraggiungibili? Che ne sa della loro e della nostra rabbia tutte le volte, le tante volte, in cui qualcuno usa il marchio “Scampia” per offendere e per associare famiglie, ragazzi e bambini a tutto quello che è negativo da queste parti? La vostra “best practice”, la “migliore pratica”, quella che voi vorreste insegnarci e portarci, è già a Scampia ma voi non lo sapete perché non siete mai stati a Scampia. La “best practice” è già nei corridoi della mia scuola, negli occhi felici di ragazzi, preside e prof durante i concerti del liceo musicale o nelle divise impeccabili delle ragazze del turistico. I nostri ragazzi realizzano la nostra “best practice” tutte le mattine anche solo entrando nella nostra (grande e bella) scuola.
Il problema non sono loro ma siete voi che da 150 anni non assicurate a questi ragazzi gli stessi diritti e le stesse speranze di quelli del resto dell’Italia e dell’Europa. Il problema non è Scampia. Scampia, Napoli, Sud… il razzismo è (anche) questo. Poco importa, mi creda, se quella scuola nell’appartamento sia o no a Scampia: lei e il Presidente del Consiglio avreste dovuto solo evitare di nominare 5 volte Scampia senza vergognarvi del fatto che qui o altrove possa esistere una scuola in un appartamento e che possa esistere più o meno da 150 anni (oltre 2 quelli in cui lo stesso Conte è stato premier ma quella scuola sta sempre là).
Cara ministra, lei oggi dichiara che si è sbagliata e che quell’appartamento-scuola è da qualche altra parte ma noi non abbiamo più bisogno di rettifiche che non rettificano e di scuse che non scusano. Abbiamo bisogno solo di rispetto e forse anche di silenzio. Fino a quando lei, i premier e gli altri ministri di turno non smetterete di usare, parlando di Scampia e del resto del Sud, il futuro e inizierete ad usare il passato prossimo o addirittura il passato remoto. Non più “faremo”, allora, ma “abbiamo fatto” o “facemmo” e allora, forse, avrete il diritto di parlare di Scampia”.
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