“Guerra delle mozzarelle”, no al marchio Dop alla produzione pugliese

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“Il marchio Dop alla mozzarella pugliese non va riconosciuto”. Anche la deputata casertana del Pd Camilla Sgambato prende posizione sulle cosiddetta “guerra delle mozzarelle” che dal 29 agosto, giorno in cui sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la proposta di riconoscimento della “Mozzarella Dop di Gioia del Colle”, divide in pratica i produttori e soprattutto i politici delle due regioni confinanti. Il Governatore De Luca ha subito preso posizione in difesa della mozzarella campana dop, prodotta anche in caseifici pugliesi della provincia di Foggia, così come ha fatto il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala, che ha paventato il rischio che la concessione del marchio al prodotto pugliese genererebbe confusione tra i consumatori; sia Regione che Consorzio hanno preannunciato ricorso al Tar contro la decisione del Governo.
Sulla questione è poi intervenuto anche il Governatore pugliese Emiliano, che ha difeso ovviamente la mozzarella di casa propria. Peraltro anche un tecnico come Cesare Baldrighi, presidente dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (Aicig) nonché massimo dirigente del Consorzio del Grana Padano e di Afidop, l’associazione che riunisce i formaggi Dop e Igp, è intervenuto sulla vicenda dicendo a chiare che il Governo sbaglia a riconoscere il marchio dop alla mozzarella pugliese, che non ha i volumi produttivi e commerciali della bufala dop, perché “andrebbero tutelate solo le realtà più grandi, e non andrebbero seguite finalità politiche”.  Sulla stessa linea la Sgambato, per cui “i prodotti a marchio Dop sono tipici perché si differenziano dal resto dei prodotti simili con un forte legame con il territorio anche quanto ai consumi, per cui se qualcuno nel mondo vuol mangiare la nostra mozzarella di bufala, deve avere la sicurezza di trovare quelle caratteristiche organolettiche, che chiaramente hanno un costo,  e che evidentemente la mozzarella delle Murgie non ha e non può avere”. “A costo anche di apparire fondamentalisti – aggiunge la parlamentare – ma stavolta non abbiamo alibi e dobbiamo noi attori istituzionali tutelare non solo la mozzarella di bufala campana in quanto tale, ma anche e soprattutto Terra di Lavoro, gli allevatori, i casari e gli operatori di un settore traino per la economia della nostra provincia”, conclude.

 

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