Benevento – Un sistema ben radicato volto all’alterazione dei concorsi pubblici per l’accesso alle forze dell’ordine, scoperchiato da una fitta rete di intercettazioni e appostamenti operati dalla Guardia di Finanza. E’ quanto emerso dall’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento guidata da Aldo Policastro, i cui dettagli sono stati resi noti nella conferenza stampa svolta questa mattina presso il tribunale del capoluogo: “Abbiamo impiegato 250 uomini, attingendo da tutto il comparto campano – ha spiegato Mario Intelisano, comandante della guardia di finanza di Benevento -. Per certi versi parliamo di un’attività che esula da quello che è il compito del nostro corpo, perché abbiamo dovuto effettuare anche appostamenti che solitamente spettano ad altre forze di polizia”.
A entrare nel dettaglio dell’operazione che ha portato all’arresto di Claudio Balletta (65 anni di Roma, vice prefetto dirigente del Ministero dell’Interno presso il dipartimento dei vigili del fuoco), Giuseppe Sparaneo (51 anni di Benevento) e Antonio De Matteo (68 anni di Benevento), è stato il sostituto procuratore Francesco Sansobrino: “Il lavoro va avanti da circa un anno. Permettetemi di dedicare un pensiero sia ai militari che hanno seguito l’attività, che non si sono tirati indietro anche quando hanno visto coinvolto nella situazione anche un loro collega – ha detto Sansobrino -. Hanno onorato la divisa ogni giorno e questo è motivo di grande orgoglio. Il secondo pensiero va ai candidati che sono rimasti esclusi dalle assunzioni a causa di questi illeciti. Non possiamo pensare che si possa accedere alle forze armate solo mediante la corruzione, ma c’è un dato oggettivo certo: alcuni sono stati esclusi in virtù di quanto è stato scoperchiato in questo momento. Sono stati penalizzati”.
Il sostituto procuratore è poi passato ai dettagli dell’operazione: “Abbiamo notato che erano in atto movimenti di denaro per favorire una persona nell’ambito di un concorso. L’interlocutore, nel giro di tre mesi, ha cambiato più volte utenza telefonica. Questo dettaglio ci ha spinti ad andare a fondo e dalle successive intercettazioni si è capito che ci trovavamo in un fiume in piena nel quale erano coinvolti un vice prefetto nazionale, capo dell’ufficio concorsi, e due referenti beneventani dei vigili del fuoco, uno in servizio e l’altro in pensione”, ha proseguito Sansobrino. “Uno dei due era già stato coinvolto in indagini di questo tipo ma che non avevano avuto esito per altri motivi. Il referente si muoveva attraverso utenze telefoniche straniere attraverso le quali riceveva le generalità dei soggetti da favorire. I due soggetti beneventani comunicavano poi al vice prefetto di stanza a Roma i dati, compresa chiaramente la data della prova”.
L’attività dei due soggetti beneventani finiti in manette, spiega Sansobrino, non solo era capillare ma si estendeva anche ad altri corpi civili e di polizia: “Abbiamo appurato che i due soggetti di Benevento non interferivano soltanto nei concorsi per l’assunzione di vigili del fuoco, ma anche su altri concorsi pubblici per l’accesso alla guardia di finanza mediante un cittadino beneventano in servizio al comando generale, e per l’accesso ai carabinieri mediante un militare beneventano in servizio al comando generale di Roma. Questi due sono finiti entrambi agli arresti domiciliari”.
Quello che viene fuori è un quadro a dir poco catastrofico: “Attraverso gli elementi in nostro possesso siamo riusciti a comprendere che al di là dell’associazione a delinquere gli stessi avevano anche un’attività delittuosa frenetica nell’ambito dell’accesso ai concorsi alle forze armate. Nel corso delle conversazioni, oltre a registrare lo scambio di somme illecite, vengono captate anche le precauzioni che sia i candidati che i pubblici ufficiali corrotti utilizzavano per parlare: cancellare i messaggi, farsi resettare i dispositivi elettronici, non custodire i cellulari oltre misura”.
L’azione non era orientata ad arrestarsi ma addirittura a identificarsi: “Da ottobre 2019 le indagini hanno appurato che i tre partecipi all’associazione a delinquere non solo stavano falsificando i concorsi già usciti, ma che progettavano nuovi episodi corruttivi su concorsi che ancora non erano stati banditi. Il meccanismo generava circa ventimila euro per candidato. Erano già stati precettati circa 50 candidati a cui sarebbero state fornite, con mesi d’anticipo, le banche dati dei concorsi in questione. Il movimento avveniva grazie alle classiche pennette usb, che hanno generato un vero e proprio mercato nero”.
Relativamente alla compravendita delle pennette contenenti i dati, il Procuratore Aldo Policastro ha rivelato un particolare agghiacciante: “Nel corso dell’emergenza sanitaria il mezzo utilizzato per trasportare queste chiavette è stata una vettura dei vigili del fuoco, una cosa che ci ha colpito molto. Abbiamo dovuto inseguire questi soggetti continuamente fino ad oggi, sperando quotidianamente che il Gip accogliesse la nostra richiesta”.
Policastro ha parlato anche di cifre, per rendere l’idea dei proventi: “Abbiamo trovato 48mila euro nel garage di uno dei due funzionari e oltre 150mila euro in un armadietto dei vigili del fuoco. A questi vanno aggiunti 35mila euro a cui siamo risaliti grazie ai movimenti del figlio di uno dei due funzionari”.
Alla conferenza ha preso parte anche Virgilio Pomponi, comandante regionale della Guardia di Finanza, che ha speso parole di elogio per l’attività svolta sul territorio dai suoi uomini e per la proficua collaborazione tra le istituzioni.
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