Tensione al carcere, le mogli dei detenuti: “Giusto che guardie paghino”

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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – C’è spirito di rivalsa ma anche tanta attenzione nell’esporsi tra i familiari dei detenuti all’esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Quasi tutte donne che questa mattina hanno assistito all’operazione dei carabinieri, che hanno notificato gli avvisi di garanzia per i reati di abuso di autorità e tortura a 44 poliziotti della Penitenziaria per i fatti accaduti il 6 aprile scorso in pieno lockdown da pandemia, quando i detenuti denunciarono di essere stati violentemente pestati nelle celle dagli agenti; presunti pestaggi con cui, a detta dei detenuti, gli agenti si sarebbero voluti vendicare dell’accesa protesta scoppiata qualche giorno prima in carcere. Molte donne presenti fuori al carcere avevano presentato denuncia contro i poliziotti penitenziari per i fatti del sei aprile.
“Mio marito ha tentato due volte il suicidio” racconta la moglie di un recluso; un’altra spiega che “mio marito se l’è vista brutta durante i pestaggi; gli è rimasta tanta paura e una forte depressione. È giusto che le guardie paghino”. “Ci trattano come gli animali” dice la consorte di altro un detenuto. “Ogni volta, per sostenere i colloqui con i nostri familiari, dobbiamo aspettare ore all’aperto, sotto il sole, la pioggia, con il freddo e il vento, senza alcuna copertura. Poi spesso a mezzogiorno sospendono le visite facendoci aspettare altre ore. Per l’attesa dei nostri figli avevano creato uno spazio per giocare, ma non è mai stato aperto. Non siamo animali”. 
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