Covid, Schiavone (Humanitas): “Trasportati 386 malati. Salerno città di invidiosi” – VIDEO

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Salerno – Preferisce non soffermarsi sui recentissimi episodi che hanno portato il Corpo di Soccorso Humanitas alla ribalta della cronaca (imbrattamento ambulanza, aggressione a autista, burrascoso intervento salvavita a Eboli). Il fondatore e presidente Roberto Schiavone traccia il bilancio dell’esperienza-Covid: “Siamo quasi a zero con i trasferimenti seppure continuiamo a portare, sporadicamente, pazienti ‘positivi’ nei reparti-Covid di Scafati, Boscotrecase, Napoli. Con Asl e Regione stiamo inoltre svolgendo il servizio di prevenzione per il personale scolastico”. Allo scoppio dell’emergenza, l’Humanitas è stata tra i pochissimi punti di riferimento certi per un territorio tanto vasto da superare i confini regionali: “Reduci dalla tragica esperienza dell’epidemia di ebola in Liberia – spiega –già un anno e mezzo prima del Covid, ai tempi dei massicci sbarchi di migranti, avevamo comprato la barella a bio-contenimento prevedendo che qualche extracomunitario potesse giungere in Italia affetto da patologie sconosciute. Se fosse successo, lo avremmo prelevato e trasferito in un centro ospedaliero di riferimento”. Poi è scoppiata l’emergenza-Covid: “Da quel momento e per circa un mese non ci siamo mai più fermati: cambiavamo solo l’equipaggio ma il mezzo era sempre in movimento, notte e giorno. Abbiamo trasportato in Campania 386 malati-Covid accertati”. Svela: “Sono particolarmente orgoglioso nel constatare che, nonostante l’alto pericolo insito in questi numeri, nessun nostro operatore è stato contagiato: constata la mancanza di materiale all’Asl e sul territorio, attraverso le nostre altre sedi presenti in Italia a spese nostre abbiamo trovato ed acquistato camici, guanti e i dispositivi di protezione necessari. Siamo stati un punto di riferimento anche per i pazienti e per i familiari: entrati in ospedale è stato impossibile, per loro, rimanere in contatto nei giorni e nelle settimane successive. Ecco, in questa fase il nostro personale ha svolto un ruolo anche ‘sociale’. Un lavoro particolare…”. Nemo propheta in patria. Da salernitano, dice: “Questa è una città di invidiosi, di ‘corvi’, di lettere anonime. Un po’, in verità, mi sento deluso”.     

    

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