Il 17enne ucciso era stato minacciato di morte dal clan Di Martino

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C’è dietro uno scontro per la spartizione degli affari dello spaccio di sostanze stupefacenti tant’è che Nicholas Di Martino, il 17enne ucciso a coltellate lunedì notte a Gragnano (Napoli) aveva ricevuto minacce di morte proprio da uno dei due fermati per il suo delitto e per il ferimento del cugino 30enne, Carlo Langellotti.

Ecco il movente per l’agguato costato la vita al ragazzino nipote del boss di camorra Antonio Carfora detto ‘’o fuoco’ secondo quanto emerge dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, dal commissariato di Castellammare di Stabia (Napoli) coordinati dalla procura dei Minori e dalla Dda di Napoli.

Nelle mani della polizia ci sono anche dei frame di immagini catturate da telecamere di sorveglianza, dopo la festa di compleanno del fratello di Nicholas in un bar del lungomare di Castellammare. Per gli inquirenti i due arrestati, Ciro Di Lauro, 21 anni e Maurizio Apicella, 20 anni sono legati al clan Di Martino che controlla i traffici di droga in contrasto con gli Imparato i quali sono legati i Carfora.

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