Napoli – “Non abbiamo scritto una bella pagina” dice nel suo intervento in Aula il consigliere comunale Mario Coppeto (Napoli in Comune a Sinistra), quando ormai è chiaro che il Consiglio sta per saltare. “Vabbé è anche vero – aggiunge – che non è successo nulla di grave: non è che dovevamo approvare la Costituzione italiana”. E menomale. Dopo dieci ore di interventi in Aula, il Consiglio comunale per la prima volta di nuovo dal vivo, tanto richiesto a gran voce in nome della “democrazia” e degli atti importanti da adottare “per il bene della città” si scioglie per mancanza del numero legale. E cosa ha deciso? Nulla, assolutamente nulla. L’Assemblea cittadina non mette ai voti, né approva un bel niente. Nessun ordine del giorno, mozione, delibera. Dopo mesi nessuna risposta ai cittadini per affrontare l’emergenza sociale ed economica causata dal Covid-19. Per due ore e mezza “per amore” di Napoli, maggioranza e opposizione, con il consigliere del M5S Matteo Brambilla a fare da arbitro, cercano una sintesi seduti a un tavolo in un angolo della Sala dei Baroni. Anche se prima di tutto diventa davvero complicato capire qual è l’opposizione in Consiglio comunale.
Tra il Pd che regge il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris palleggiandosi la responsabilità con Italia Viva e il centrodestra che annuncia le firme per le dimissioni dal notaio e poi lavora al documento unitario. Documento che è un insieme di altri precedenti documenti presentati da entrambe le parti. Partorito il taglia-copia- incolla e sintetizza, il Consiglio riprende. Ma dopo poco Salvatore Pace, a dispetto del suo cognome, accende la miccia. “Qual è l’idea che esce da qua dentro? Se non un elenco, scelte tecniche non politiche – dice il consigliere comunale di deMa–. E’ una cosa fatta male, mi accusate di fare il filosofo, ma qua dentro ci sono solo chiacchiere. Ed io mi sento strumentalizzato da questa discussione, mi sento come una persona trattenuta contro la sua volontà per 10 ore per approvare delle delibere che voi non volete discutere, ma ditelo. Questo è un modo vecchio di fare politica. Perciò ritirate questo documento”.
Va al contrattacco il consigliere comunale dei Verdi, Marco Gaudini. “Il collega Pace poteva partecipare al tavolo per dare un contributo, invece di venirci a dire che questa roba non serve a niente: la prossima volta ti metti al tavolo e lavori anche tu. C’è un rispetto che va sempre mantenuto” tuona nell’Aula. Ma è quando interviene il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che la situazione precipita irrimediabilmente. “E ‘chiaro che questo documento non è quello auspicato, di buono è che c’è l’unanimità. Non è esaustivo e ci sono cose opinabili”. Poi la comprensione e la richiesta. “Capisco che è il primo Consiglio con le mascherine ‘ncuoll (testuali parole, ndr), ma vi chiederei per la prossima seduta di fare un documento che si rivolge soprattutto al Governo, impegnando il sindaco, per dare forza al mio mandato” dice aggiungendo di “condividere nel merito” l’intervento di Pace.
E’ allora che il capogruppo della Lega, Vincenzo Moretto abbandona l’Aula. “Visto il valore che ha dato il sindaco e la lezioncina che ci ha fornito il preside Pace ve lo fate votare. Me ne vado e avete dimostrato ancora una volta l’irresponsabilità rispetto ad un’opposizione che è rimasta in Aula”. Così Fdi chiede il numero legale che a occhio nudo non c’è e il Consiglio si scioglie. Ma cosa manca in realtà in quel documento? Quello che manda in tilt sindaco e maggioranza, come spiegheranno le opposizioni, è la richiesta al Governo di cancellare i debiti del Comune, investendo il sindaco con l’appoggio di tutte le forze politiche di questa battaglia. Manca poi nel documento una posizione condivisa da tutti sulla legge del dissesto e predissesto, così come sul fondo crediti di dubbia esigibilità. Con quei debiti, le casse in rosso e senza il sostegno bipartisan del Consiglio nei confronti di Roma, la discussione sul bilancio si fa così molto complicata. Il Consiglio dovrà approvarlo entro la fine di luglio e con la Corte dei Conti inoltre in agguato, diventerà per chi è chiamato a votarlo una responsabilità enorme.
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