Nola (Na) – Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Nola getta la spugna. Pochi muniti fa in una lettera Domenico Visone ha rassegnato le dimissioni. E soprattutto dopo gli articoli di Anteprima24 che avevano evidenziato lo stallo in cui versava il Foro di Nola.
Ecco la lettera
“Comunicazione di dimissioni irrevocabili dalla carica di Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola Comincio dalla fine. Ancora una volta, ed essendone ancora una volta destinatario in maniera ingiustificata, sono costretto a difendermi da inenarrabili offese, che si qualificano da sole per l’evidente carattere di pretestuosità ed inutilità. Nella giornata di ieri è apparsa, su alcune testate on – line, una nota nella quale mi si accusava, in maniera del tutto inveritiera, di essere attaccato alla poltrona, di detenere in ostaggio quattromila avvocati, di essere inoperoso e di essere finanche irriguardoso a fronte dei provvedimenti giurisdizionali resi dal TAR Campania. Tutto ciò è privo di fondamento, è oltremodo offensivo nei confronti del mio decoro, umano prima che professionale, rasentando i limiti della decenza e della tollerabilità ed inducendomi anche a riflessioni sulle azioni future, ispirate alla tutela della mia persona, a fronte di una perseverante campagna di delegittimazione, dettata da uno sfrenato arrivismo ed indetta all’indomani della battaglia di legalità e trasparenza, condotta insieme ad altri cinque Consiglieri che non smetterò mai di ringraziare. Detto questo, è opportuno che io sottolinei – meglio e più avvedutamente – il contenuto della sentenza emessa dal TAR Campania, resa a margine della ormai nota vicenda della Fondazione Forense di Nola e della seduta del COA dello scorso 25-26.07.2019. Ebbene, quella sentenza (che ho provveduto personalmente a far pubblicare sul sito del COA e diramare il testo per il tramite della newsletter istituzionale) ha, innanzitutto e prima di ogni cosa, annullato l’esito della seduta del 25- 26.07.2019, dichiarando illegittima la nomina di un altro presidente e restituendo, in tal modo, piena dignità al rituale della celebrazione delle sedute del Consiglio, in quell’occasione oggetto di un atto illegittimo; quella stessa sentenza ha – poi – sì detto che il Regolamento si applica, ma ha anche specificato che la procedura di cui all’art. 27 (dai più sbandierata come punto di partenza per una surrogabilità della carica presidenziale nelle forme adottate nel contesto di quanto avvenuto il 25-26.07.2019), va coordinata nell’ambito della previsione dell’art. 11 del Regolamento citato, ovvero che si provveda e si proceda con la convocazione dell’Assemblea degli iscritti, così ridando parola al Corpo Elettorale (anche del Regolamento ho predisposto la pubblicazione ). Ora, al di là di quanto dirò in seguito rispetto all’attualità dell’attività del COA, è ovvio che la convocazione dell’Assemblea degli iscritti era ed è incompatibile con le misure emergenziali correlate alla pandemia dilagante (la sentenza è stata pubblicata a metà marzo), misure che dettano – tra le altre – il divieto di assembramenti, in specie e soprattutto se in locali al chiuso; questo è l’unico motivo per il quale alcuna convocazione, rispetto a quanto statuito nell’emesso dictum, è stata, ad oggi, disposta, né può esserlo – se non in palese violazione delle normative e disposizioni attualmente vigenti (ma questo, evidentemente sfugge ai più, nel ridondante segno di fini biecamente propagandistici). Quanto all’ordinarietà dell’attività del COA e, quindi, delle sedute del Consiglio ed all’assunto immobilismo in merito, va detto che lo scrivente – sulla scorta delle previsioni di cui all’art. 73 del D.L. 18/2020 – ha più volte sollecitato il DPO (Data Protection Officer) del COA, dott. Giovanni Notaro, ad attivarsi per dar corso agli adempimenti in materia di privacy e così consentire lo svolgimento delle sedute in sessione da remoto, il tutto nel pieno rispetto del distanziamento sociale, che di certo non era e non è perseguibile nelle stanze del Consiglio; tali solleciti sono del tutto documentati e documentalmente verificabili, essendo contenuti in messaggi di Posta Elettronica Certificata (l’ultimo di essi, in ordine di tempo, è stato trasmesso il 22.04.2020), conservati agli atti del Direttore di Segreteria e liberamente consultabili da ciascuno dei Consiglieri (ma questo, evidentemente sfugge ai più, nel ridondante segno di fini biecamente propagandistici). Trovo altresì sconcertanti le accuse, infondate, mosse nei confronti della mia persona per l’illegittima sottoscrizione del Protocollo con il Tribunale, la stessa è avvenuta a seguito di un intenso lavoro e di una condivisione, provata attraverso comunicazioni a mezzo PEC, con la maggioranza dei Consiglieri. Veniamo, ora, alla questione della (inesistente) Fondazione Forense di Nola, del suo dipendente. La Fondazione Forense di Nola non esiste e non esiste perché non è mai stata registrata nelle forme di legge, di talché manca di personalità giuridica e di autonomia finanziaria; ad oggi (esclusa questa Presidenza), le risorse finanziarie della Fondazione, ovvero le risorse finanziarie che il COA attribuiva alla Fondazione, attingendole dalle proprie casse, sono transitate e sono state appostate su conti correnti bancari intestati ai Direttori/ Fondazione Forense di Nola che si sono succeduti, non essendo possibile l’accensione di un conto corrente che fosse intestato esclusivamente alla Fondazione, e ciò proprio per la carenza di un elemento costitutivo, fondamentale ed indefettibile, quale quello della registrazione. Ora, tralasciando l’operato di coloro i quali hanno ricoperto la carica di Direttore della Scuola Forense (colleghi stimati ed assolutamente ligi ai propri doveri), la verità è che questa Presidenza, con il supporto del nuovo Direttore nominato, non ha consentito il perpetuarsi di un siffatto modus operandi, essendo lo stesso in stridente contrasto con il dettato normativo e con il generarsi di potenziali profili di responsabilità contabile, stante la natura di Ente Pubblico non Economico dei soggetti attori. Non esiste, ad oggi, né poteva esistere, un documento ufficiale, certificato da organi contabili che dia esatto riepilogo delle somme elargite dal COA: tanto non poteva essere ulteriormente consentito e tanto si è avversato (questa è la mia colpa, questa è la colpa della Presidenza Visone). La biasimevole speculazione, poi, sulla posizione del dipendente della Fondazione (cui ho sempre manifestato la mia solidarietà e per il quale avevo combattuto per l’approvazione della delibera del 25.06.2019, poi travolta dalla decisioni del COA) mi lascia sorpreso; non consento e non consentirò più a nessuno di sbandierare infondati tentativi, ab origine inefficaci, di avviarla a soluzione (vi è, persino, una delibera nella quale lo scrivente viene designato quale intestatario, a proprio nome, di un conto corrente su cui far affluire soldi dell’assunta Fondazione, adottata in un estremo tentativo di coinvolgere il sottoscritto in vicende cui è del tutto estraneo). Pretendo e pretenderò che lo si faccia nel rispetto delle norme e della trasparenza, valori non oltremodo trattabili. Ho, altresì, sottolineato come mancassero all’appello versamenti di quote di iscritti per oltre € 400.000,00 (mai incassate negli esercizi precedenti e mai seriamente oggetto di attività di recupero coattivo tanto è che una parte non sarà più recuperabile), tesoretto che in questo momento avrebbe potuto consentire a questa Presidenza di dare un sostanziale supporto agli iscritti. Voglio ed ho il dovere di ringraziare quanti mi hanno votato e quanti in Consiglio mi hanno sostenuto. Voglio ringraziare ed abbracciare forte l’Avvocato Giuliana Albarella, l’Avvocato Francesco Boccia, l’Avvocato Gian Vittorio Sepe, l’Avvocato Salvatore Travaglino e l’Avvocato Maria Viscolo; di essi, non posso dimenticare lo slancio, la vigoria ed il coraggio con i quali mi hanno sostenuto in questa battaglia per la legalità. Non ho mai manifestato, io, interesse ed attaccamento alcuno alla poltrona, non ho mai detenuto in ostaggio alcuno (consiglieri ed iscritti), ho solo tentato, con forza, di essere corretto, scontrandomi con resistenze incomprensibili e prive di ragionevolezza. Per quella stessa verità, di cui rimarrò sempre convinto assertore, e non perché – come altri diranno – manchi una maggioranza, anzi nel nome della maggioranza degli iscritti che mi hanno voluto come Presidente e come Consigliere candidato alla carica di Presidente mi hanno votato, comunico le mie irrevocabili dimissioni dall’incarico presidenziale ricoperto, precisando che continuerò – quale Consigliere del COA – a svolgere le mie funzioni di vigilanza e controllo, perché tutto abbia a svolgersi secondo quanto legge e legittimità dettano, non deflettendo e non arretrando di un solo passo dalla battaglia intrapresa. Comunico, altresì, di sospendere a tutto il 31.7.2020 le mie prerogative di Con- sigliere Anziano, affinché altri abbiano a svolgerle e ad attivarsi in merito a quanto di stretta competenza“.
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