Benevento – Una lunga serie di slide mostrano ciò che doveva essere ma non è stato. La parete della sala rossa di Palazzo Paolo V ospita la proiezione del primo piano di gestione del sito Unesco, redatto nell’ormai lontano 2010. Dei punti passati in rassegna di volta in volta dall’architetto Palmieri, neanche il 50% ha visto la sua realizzazione. Lungo e tortuoso l’elenco: dall’avviamento di uno studio di approfondimento sulla storia longobarda del chiostro di Santa Sofia alla musealizzazione degli scavi archeologici di piazza Sabariani, passando per la valorizzazione del parco Cellarulo, le cui vicende sono tristemente note alle cronache.
Entro giugno 2020 l’associazione Italia Longobardorum, formata dai 7 siti che compongono nell’insieme il percorso inserito tra i riconoscimenti Unesco, dovrà presentare obbligatoriamente un nuovo piano di gestione e dunque nuove linee programmatiche. E’ per questo che l’assessore alla cultura e all’Unesco, Rossella Del Prete, ha chiamato a raccolta le varie istituzioni per trovare una via d’uscita necessaria quanto futuribile. “Il piano precedente presentava punti successivamente realizzati e altri, purtroppo molti, di difficile completamento. L’obiettivo è quello di snellire il programma inserendo all’interno del nuovo piano dei traguardi più concreti”, ha dichiarato la Del Prete.
Al tavolo – insieme al giornalista Nico De Vincentiis – erano presenti esponenti del Comune, della Prefettura, della Provincia, della Curia Arcivescovile, dell’Unisannio, del provveditorato agli studi e dell’Unifortunato. Erano state invitate anche Soprintendenza e Camera di Commercio, la cui assenza non è andata giù alla stessa Del Prete: “Mi spiace, lo dico con amarezza, ma è una mancanza né giustificabile né accettabile. Il mio sarà anche un tono polemico, ma a un invito va sempre data una risposta, soprattutto se quell’invito riguarda una questione di primaria importanza”.
I dubbi e le perplessità non si limitano comunque alla conta di presenti e assenti. “C’è l’estrema necessità di fare rete, di uniformare gli obiettivi. Non abbiamo competenze, arranchiamo, facciamo pieno affidamento sul volontariato senza renderci conto che stiamo parlando di un bene dall’inestimabile valore”. Anche il filmato introduttivo, confezionato con le immagini di Benevento e una voce narrante che illustra i particolari delle bellezze culturali della città, è stato prodotto al di fuori dei confini del Sannio: “Questo perché non siamo organizzati, non abbiamo personale qualificato per una serie di svariate ragioni”, prosegue.
Un commento malinconico, quello della Del Prete, il cui sogno è un’unione di intenti che sembra al momento distante anni luce. Tra le soluzioni proposte per semplificare il processo, c’è l’idea del pro-rettore dell’Unisannio, Giuseppe Marotta, che punta dritto al cuore del problema: “La via d’uscita è la creazione di una Fondazione che abbia al proprio interno i rappresentanti di tutte le istituzioni, un ente terzo, che non sia legato a colori politici. Sappiamo bene che con e tra le amministrazioni oggi si può stringere un accordo che domani rischia di non essere più valido a causa di nuove elezioni. Se chi si insedia al Comune o alla Provincia sceglie di non dare continuità a quanto stabilito in precedenza, saremo sempre punto e a capo”.
Nicola Boccalone, da poco nominato direttore generale della Provincia di Benevento, a quel punto fa presente che una Fondazione c’è già, ed è quella di Benevento Città Spettacolo, per poi mostrare la massima disponibilità ad una stretta collaborazione: “Le cose vanno messe agli atti, diamoci un obiettivo e perseguiamolo tutti insieme. Siamo ben consapevoli di avere a disposizione un grande patrimonio, ma bisogna fare un passo avanti”.
E quel passo avanti, Rossella Del Prete, sogna di farlo anche per tener testa a chi, tra i membri di Italia Longobardorum, riesce ad emergere più degli altri. Per fare chiarezza occorre specificare che l’associazione – riconosciuta come la migliore del nostro Paese tra quelle che si occupano della gestione di siti seriali – vede al suo interno la presenza dei Comuni di Benevento, Brescia, Campello sul Clitunno, Castelseprio, Cividale del Friuli, Monte Sant’Angelo e Spoleto.
“C’è un concetto che a molti non è chiaro – dice la Del Prete -. Noi non abbiamo la gestione autonoma di un sito Unesco, ma facciamo parte di un gruppo di siti. Ogni iniziativa va coordinata e discussa all’interno di Italia Longobardorum, che fu creata proprio in occasione della candidatura (nel 2008 n.d.r.). Dei sette comuni che ne fanno parte, sono in tre a recitare la parte del leone: Brescia, Cividale del Friuli e Spoleto, che sono riusciti a sfruttare maggiormente la spinta del riconoscimento Unesco. Cividale ha addirittura raddoppiato il suo Pil, ha una presenza istituzionale importante, migliore della nostra. Mi chiedo perché non possiamo fare altrettanto”.
Una domanda lecita, quella dell’assessore alla Cultura e all’Unisco, che passa anche per la gestione della Chiesa e del Chiostro in senso stretto: “A differenza degli altri Comuni, che possono intervenire direttamente sui siti Unesco, la nostra amministrazione non è proprietaria dei beni culturali interessati – prosegue l’assessore – Occorre agire di concerto con la Provincia – proprietaria del Chiostro – il FEC (Fondo Edifici di Culto) e la Curia arcivescovile. Ecco perché se non c’è unità di intenti, tutto risulta complicato, se non impossibile. E non mi riferisco solo al sito Unesco, ma all’intero patrimonio culturale di Benevento”. La strada, seppur lunga, è tracciata. In futuro ci saranno nuovi incontri per gettare le basi su qualcosa che a questo punto tutti si auspicano possa rivelarsi proficuo.
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