Mariani, capitano orgoglioso: “Vi dico perché il Benevento è imprendibile”

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Benevento – Per uno come lui, vedere il Benevento lassù, deve essere un sogno. Se ci fosse una ‘hall of fame‘ giallorossa, il nome di Pedro Mariani sarebbe tra quelli messi maggiormente in risalto. Ottantatrè presenze tra il 1998 e il 2001, una promozione in C1 a suo modo storica, conquistata nella finale play off di Lecce contro il Messina, unita due salvezze altrettanto brillanti, l’ultima delle quali con il sigillo di un gol da brividi nel giorno del suo addio al professionismo contro la Fidelis Andria

Gli abbiamo chiesto un parere per almeno due ragioni. La prima riguarda un punto di vista, il suo, che nel tempo si è rivelato sempre lucido e obiettivo; la seconda si riferisce al ‘ruolo‘ ricoperto in questa settimana, quello di ‘doppio ex‘, visto che a Venezia ha giocato tra il ’92 e il ’95 mettendo insieme 90 presenze e 4 reti in serie B. 

Pedro, la prima domanda non può essere diversa. Ti aspettavi un Benevento così in alto?
“Ad essere sincero no. Per quanto ritenessi importante l’organico e le caratteristiche dei singoli a disposizione di Inzaghi, non potevo aspettarmi un vantaggio simile sulla seconda e sulla terza in classifica, ma sono riuscito a darmi una spiegazione logica e non la ritengo per nulla banale. Anzi, ce ne sono almeno un paio”. 

Quali sarebbero?
“Innanzitutto la bravura di Inzaghi, non solo nel disporre la squadra in campo ma nel creare un gruppo affiatato. Tutti quelli che giocano meno, quando chiamati in causa, entrano in partita facilmente con una cattiveria agonistica fuori dal comune. E poi quel ritiro estivo molto lungo ha dato una mano importantissima alla formazione di uno spogliatoio coeso e di un obiettivo condiviso non solo sulla carta, ma nel concreto”. 

13 Giugno 1999, il Benevento vince la finale play off di Lecce contro il Messina e vola in C1: Mariani è il terzo in piedi da sinistra

Si è parlato molto del nome di Filippo Inzaghi, pensi possa influire sui calciatori essere guidati da uno col suo passato?
“Prima di tutto vengono le competenze, la maniacalità. Inzaghi sta dimostrando insieme al suo staff di non lasciare nulla al caso curando i minimi dettagli. Basta osservare le partite giocate dal Benevento in questo avvio di stagione, tutte mirate alla ricerca di punti deboli dell’avversario e allo sviluppo di un gioco solido e convincente. Poi sì, è indubbio. Quando sei allenato da uno che ha raggiunto risultati straordinari da giocatore sei inevitabilmente stimolato a dare di più. Vengono fuori risorse che non pensavi di avere”. 

Possibile che questo Benevento non abbia rivali?
“Guarda, in un campionato può succedere sempre di tutto, specialmente in serie B, ma al momento mi riesce davvero difficile pensare che il Benevento possa essere raggiunto da qualcuno. Siamo solo alla tredicesima giornata, è vero, ma da ex calciatore ti dico che le altre avranno una pressione inimmaginabile ogni weekend, soprattutto nei confronti diretti. Un conto è giocare con l’assillo della vittoria a tutti i costi, un altro è affidarsi a certezze che ti consentono anche di gestire le energie nel giusto modo. Temo fortemente, ma con immensa gioia, che il campionato abbia già un padrone assoluto”.

Dovendo sceglierne uno, quale dettaglio ti ha stupito di più in questi primi turni?  
“Segnano tutti. Difensori, centrocampisti attaccanti, quelli che entrano dalla panchina. E’ uno spettacolo vedere una cosa del genere e credo che per un allenatore non ci sia niente di meglio. E’ la conferma che il lavoro settimanale porta i suoi frutti. Sento spesso parlare di attaccanti poco prolifici, ma non riesco proprio a capire certi discorsi”. 

Ti riferisci a qualche critica di troppo indirizzata a Coda?
“Sì, ma di cosa stiamo parlando? Lo scorso anno ha fatto 22 gol, quest’anno è decisivo per il gioco sviluppato dalla squadra. Io voglio bene a tutti i tifosi del Benevento, provo un affetto incondizionato nei loro confronti, ma devo dire che quelli che criticano Coda non capiscono niente di calcio. E quando dico niente, intendo proprio niente. Parliamo di un ragazzo straordinario, tecnicamente superiore alla media. Averlo in squadra è un lusso, va sempre sostenuto. E poi se quest’anno fa sei gol, per dire, ma aiuta i compagni a farne trenta, allora parliamo proprio del nulla”.

Quali insidie può nascondere la trasferta di Venezia?
“La prima è proprio il campo. Lo stadio Penzo dà l’impressione di essere al di sotto degli standard di lunghezza e larghezza, ma è solo apparenza. Gli spalti sono attaccati al campo, occorrerà prendere le misure fin da subito. Inzaghi da ex conosce bene la situazione, la squadra sarà pronta a questo”.

Degli avversari invece cosa puoi dirci?
“Secondo me hanno un potenziale da quinta o sesta forza del campionato. Il Venezia non ha trovato continuità, ma può ambire a un posto play off. Gli uomini di Dionisi possono produrre fiammate importanti e sono reduci da un pareggio meritato sul campo dell’Empoli. Bisognerà approcciarsi al match con la mentalità giusta, altrimenti si rischia un’altra Pescara. Ma il Benevento all’Adriatico ha appreso una lezione importante, credo che quel black out non si ripeterà”. 

Una formazione del Venezia di metà anni Novanta. Mariani è il secondo in piedi da sinistra
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