Sono state le prime parole da numero uno di via Medina che Giuliano, ricordando il padre Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo assassinato dalla mafia nel 1979, ha pronunciato stamattina incontrando la stampa locale. «È uno degli argomenti di cui non amo parlare», ha poi subito chiarito Giuliano. A chi gli ricorda una delle pochissime interviste che ha rilasciato sull’argomento dove, tra l’altro, diceva che il padre ha lasciato due insegnamenti – che si può essere poliziotti e uomini e di fare il proprio dovere fino in fondo – risponde che «sì, un poliziotto deve essere ogni giorno calato nella realtà che lo circonda e deve essere tra le persone». E a chi gli chiede se a qualunque costo, risponde sicuro: «Certo, a qualunque costo».
Alessandro Giuliano si è dichiarato «davvero onorato» di essere il questore di Napoli e al suo primo giorno mette subito in chiaro un concetto: «Sono realmente convinto che un questore non debba abbandonarsi a riflessioni, analisi su temi complessi. La criminalità mafiosa? Non credo possa essere risolta con ricette e formule semplici, abbiamo i piedi per terra. È un tema complesso da affrontare in maniera seria, con il lavoro. Si deve lavorare come è stato fatto fino ad ora. Serve un impegno collettivo e corale contro la criminalità organizzata, su questo ci saremo sempre. Ci vuole un grande impegno di tutti – conclude – delle istituzioni, della città, delle municipalità, degli enti locali, di ogni realtà laica, religiosa, di chiunque possa continuare ad affrontare sotto un profilo multidisciplinare un tema così complesso».
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