Processo ASL, parla Pisapia: l’ombra del “direttorio” sulle gare d’appalto

L'esame dell'ex direttore amministrativo che parla dei condizionamenti politici su 118, Psaut e bar del Fatebenefratelli

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Benevento – Si torna finalmente in aula per il processo ASL. Ancora in corso (siamo al controesame) l’udienza fiume che questa mattina ha visto dapprima il controesame di Arnaldo Falato e successivamente l’esame di Felice Pisapia, ex direttore amministrativo dell’ASL, dinanzi al pm Francesca Saccone. Assente l’imputata illustre Nunzia De Girolamo.

Processo che, ricordiamo, nasce dall’inchiesta condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. E in particolare quella che riguarda la parte politica della vicenda che coinvolge a vario titolo, come imputati, otto persone: Felice Pisapia e Michele Rossi, all’epoca direttori generale e sanitario, Arnaldo Falato, ex responsabile budgeting dell’Asl, l’ex parlamentare Nunzia De Girolamo, Luigi Barone e Giacomo Papa all’epoca collaboratori della De Girolamo, il sindaco di Airola Michele Napoletano e Gelsomino Ventucci.

Nel mirino degli inquirenti finirono alcune vicende emerse dalle registrazioni di Pisapia: tra cui il trasferimento di un dirigente e di alcune strutture sanitarie, la presunta pretesa sulla nomina di un primario, il bar del Fatebenefratelli, le sedi Saut e le somme per i medici di cui sarebbe stata tentata la non compensazione. Storie che portarono alla formalizzazione, nell’aprile del 2016, da parte del gip Cusani, di accuse che vanno dall‘associazione per delinquere, alla concussione, alle minacce e alla turbata libertà degli incanti; dal falso all’abuso d’ufficio e all’offerta di un’utilità per ottenere il voto elettorale.

Falato nel controesame ha confermato quanto dichiarato al Pm Saccone rispondendo in modo a dir poco seccato e in un passaggio addirittura in lingua castellana, alle domande dell’avvocato Prozzo, difensore di Michele Rossi: “Le ho risposto già tante volte alle stesse domande. Io non erogavo fondi ma ripartivo il budget alle varie articolazioni aziendali. Lei mi perseguita da 10 anni, hai rotto il….”.

Dopo l’accesa discussione in aula si è passati all’esame di Pisapia da parte del pm, cominciando dalle registrazioni effettuate proprio dall’ex dirigente a durante gli incontri, avvenuti nella sede del PDL e a casa del papà dell’onorevole De Girolamo, di quello che è stato definito: “il direttorio”.

“Fin dall’insediamento di Rossi avevo capito che rischiavo il posto insieme a De Masi e Falato, circostanza confermata proprio da Falato a cui dissi che ci avrei pensato io, raccomandandomi alla politica. E così incontrai Barone che spesso girava per l’ASL per farmi parlare con Nunzia De Girolamo per dirle che mi sarei messo a disposizione. Io cercavo di mantenere il posto di lavoro. Già nel primo incontro con Rossi, però, c’erano stati dei contrasti sulla posizione di una dipendente che non doveva essere toccata, sorella di un giornalista che era con lui in quel momento. I contrasti aumentarono sulla questione dei mandati di pagamento da me trattenuti per pagare varie forniture. Poi iniziarono questi incontri organizzati da Barone per ripianare i dissidi tra me e Rossi e trovare una soluzione. Capendo la situazione ed essermi rivolto alla Guardia di Finanza, decisi di registrarli per tutelarmi”.

Proprio sui contenuti delle registrazioni il pm chiede conto a Pisapia: “Ogni venerdì ci incontravamo, si parlava delle gare d’appalto sospese e del fatto che in qualche modo dovevano andare a Modisan e non a Sanit, sia quella del 118 che del DIE perchè erano più funzionali a Rossi e De Girolamo. Le gare dovevano essere vinte da chi poteva dare un ritorno elettorale al PdL e alla De Girolamo e quindi la Sanit non andava bene. Per quattro mesi la Sanit non è stata pagata per far sì, scientificamente, che avesse irregolarità nel DURC ed estrometterla. Rossi ci riuscì spostando, senza motivo, per quattro mesi il procedimento a unità aziendali che non avevano competenze e autorità per pagare il servizio. Per quanto riguarda De Masi lui chiese di essere trasferito, sulla carta per motivi personali ma in realtà perché non voleva eseguire gli ordini di Rossi”.

Pisapia prosegue parlando dell’affidamento diretto di una gara alla Modisan tramite fax: “Venne affidata una gara tramite fax ma Modisan rifiutò perché nel frattempo uno dei rappresentanti era stato avvisato delle mie denunce”. E ancora la gara della sanificazione e derattizzazione, secondo Pisapia, da far vincere sempre alle ditte di Luigi Raia, fratello di una consigliera regionale in quota PDL.

Stesse conclusioni a cui Pisapia arriva anche sulla vicenda dello spostamento del PSAUT: “Non si poteva togliere a Benevento perché si perdevano voti mentre il Fortore e Ginestra non erano un bacino elettorale da cui attingere”.

Infine, alle domande del pm sulla vicenda del bar del Fatebenefratelli, l’ex direttore amministrativo dell’ASL, risponde: “Mi fu presentato questa Franco Liguori che voleva prendere in gestione dal padre il bar del Fatebenefratelli. Barone mi disse che era il cugino di Nunzia e mi chiese di chiamare il direttore amministrativo Carozza per farlo incontrare con lei. Si incontrarono e non so cosa si dissero ma due mesi dopo mi chiesero di richiamarlo per fargli capire che se non si rendeva disponibile gli avrebbero mandato dei controlli all’interno dell’ospedale. Io però non chiamai Carozza perché capì che non era una cosa tanto lecita”.

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