Napoli – «Non basta indignarsi, non basta condannare, non c’è più tempo». È questo l’anatema lanciato oggi dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nel corso della sua omelia in occasione delle celebrazioni del sabato precedente la prima domenica di maggio in onore di San Gennaro.
Commentando l’atroce ferimento della piccola Noemi, ridotta in fin di vita da una pallottola vagante a piazza Nazionale, il cardinale ha aggiunto: «Dobbiamo liberare il corpo sociale da questo cancro assassino. Dobbiamo cacciare il pericoloso nemico di oggi che è la criminalità e che è in mezzo a noi, nei condomini, nelle case vicina alla nostra. Non c’è più tempo. Sono in gioco la dignità e il futuro di Napoli e preoccupa non poco la presenza, tra le bande criminali, di giovani boss, che non solo possono diventare un modello da imitare, ma riescono ad avere facile presa su giovani da arruolare nella malavita». Il cardinale ha infine affermato: «Non basta indignarsi, non basta condannare. C’è bisogno di ben altro; c’è bisogno che Chiesa, scuola, famiglie e istituzioni facciano rete sul piano educativo e formativo, al di là della repressione che spetta allo Stato. Al tempo stesso occorre riservare particolare attenzione e cura ai giovani, alcuni dei quali finiscono nelle maglie della malavita, per disperazione, per mancanza di reddito e di lavoro, che comunque non giustificano scelte sbagliate, ma devono costituire un campanello d’allarme».
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