“Mani sulla città”, è il giorno della sentenza: in aula gli ultimi interventi dei difensori

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C’è attesa per la sentenza del processo “Mani sulla città“. È prevista infatti in giornata la decisione del Tribunale di Benevento relativa alle diverse posizioni chiamate in causa in uno dei processi più importanti della storia politica della città. Un procedimento che nasce dall’inchiesta del sostituto procuratore Antonio Clemente e della digos su appalti e forniture di beni e servizi di Palazzo Mosti che nel 2013 coinvolse diversi funzionari, dirigenti ed ex amministratori dell’Ente e che causò un vero e proprio terremoto politico in città.

Tra gli imputati illustri, oltre a vari imprenditori della città, l’ex sindaco di Benevento, Fausto Pepe e gli ex assessori Aldo Damiano, Luigi Boccalone (entrambi presenti in aula stamane) e Claudio Mosè Principe. Rispetto alle varie ipotesi di reato contestate ai vari attori di questa vicenda, il pm Assunta Tillo ha richiesto 16 condanne, 19 assoluzioni (tra cui 12 società) e la dichiarazione di intervenuta prescrizione per tutti gli altri. Di tutt’altro parere i difensori delle persone coinvolte che hanno chiesto la completa assoluzione dei loro assistiti per i reati a loro contestati. 

E la giornata è cominciata proprio con gli ultimi interventi degli avvocati difensori.

Nel dettaglio, per la posizione di Luigi Boccalone, l’accusa ha chiesto una condanna a 8 anni per i reati di corruzione e concussione; Aldo Damiano, 12 anni per corruzione, concussione, abuso d’ufficio, truffa e corruzione elettorale per la vicenda legata a presunti voti di scambio in cambio di affidamento di servizi con la Cooperativa San Valentino. Per la stessa vicenda il PM ha chiesto una condanna a 5 anni per l’ex Sindaco di Benevento, Fausto Pepe, per Mario Ferraro e Cosimo Nardone rispettivamente presidente e vice presidente della cooperativa San Valentino, per Claudio Mosè Principe , chiesti 7 anni per concussione e corruzione.

E ancora, richiesti 8 anni per concussione, corruzione e violazioni tributarie per l’imprenditore Mario Siciliano; 4 anni per corruzione: Antonio Cavaliere, Luigi Tedesco e Pietro Ciardiello e per Giovanni Racioppi; 7 anni e 6 mesi per Roberto La Peccerella per concussione, abuso d’ufficio, truffa e falso;  4 anni e 6 mesi per Andrea Lanzalone, falso, abuso d’ufficio e truffa, 3 anni e 6 mesi per Lorena Lombardi, abuso d’ufficio e falso; 3 anni per Giovanni Fantasia per falso e 1 anno e 6 mesi Andrea Scocca per truffa.

Fin qui le richieste di condanna. Diverse infatti le avvenute prescrizioni: Giovanna Bianchini, Antonio Chiantese, Achille Timossi, Mario De Lorenzo, Antonio Cusano, Giovanni Cusano, Giovanni Pallotta, Giuseppe Pellegrino, Salvatore Maggio, Angelo De Maria, Fernando Capone, Silvano Capossela, Vincenzo Reppucci, Raffaella Reppucci, Annamaria Sparandeo, Giancarlo Sperduti e Ludovico Papa; e le proposte di assoluzione partendo proprio dalle dodici società, a causa di “inconsistenti elementi probatori e alla pochezza dell’istruttoria dibattimentale”. (Artistica Srl, Consorzio Archè, Costruendo Srl, Ge.si.co, Sa,ma costruzioni, Impresa individuale “Salvatore Maggio”, Ing. Pietro Ciardiello Srl, Siciliano Mario Impresa edile, Siciliano.

Assoluzione chiesta anche per: Fausto Pepe e Andrea Lanzalone in relazione al presunto reato di peculato, Vincenzo Rosiello e Renato Lisi per corruzione e per Maurizio Lando, Angelo Diana, Cipriano Di Puorto, Annamaria Villanacci  e Giuseppe Somma.

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