Napoli – Arsenali dall’Austria per i clan del Pallonetto di Santa Lucia e dell’area vesuviana, scatta la nuova retata nel centro storico di Napoli. I carabinieri del comando provinciale hanno fermato 16 persone coinvolte a vario titolo in una «massiccia e continuativa introduzione in Italia di armi da fuoco di vario calibro e tipologia», tra cui anche armi da guerra come Kalashnikov e Skorpion.
Identificati numerosi acquirenti tra i quali figurano diversi appartenenti alla criminalità organizzata campana. Temendo di essere intercettati sia i fornitori che i clienti avevano creato un linguaggio in codice per riferirsi ad armi e munizioni che, a seconda del calibro o della tipologia, venivano accostate a un modello più o meno grande di autovettura, a un genere alimentare o a una pratica automobilistica.
Una pistola semiautomatica diventava così una “smart”, il calibro era una “cabriolet”, i revolver da 6 o 8 colpi diventavano forniture di “pomodorini” da 6 o 8 chili, una pistola calibro 38 diventava una “scarpa 38“, le munizioni venivano chiamate “lampadine” mentre i pagamenti erano le “pratiche” auto da espletare. Le attività d’indagine, sviluppate in collaborazione con la magistratura e le forze di polizia austriache, hanno consentito di identificare anche i fornitori esteri, due cittadini di Volkermarkt, e di documentare i movimenti degli indagati campani sul territorio austriaco. In manette è finito, tra gli altri, il 42enne Umberto Di Meglio, alias “’o magone”, per anni ritenuto molto vicino al clan Elia del Pallonetto di Santa Lucia.
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