Spari ai Tribunali, parla il pizzaiolo Di Matteo: «Napoli non è questo, avanti a testa alta»

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Napoli – Avanti a testa alta e nonostante tutto. A poche ore dal raid che ha colpito il suo storico locale, il pizzaiolo Salvatore Di Matteo fa sapere che non ha alcuna intenzione di arretrare davanti all’ennesima avanzata della camorra dei Decumani: «Stanotte, nel cuore della nostra città, è accaduto un fatto gravissimo. La nostra pizzeria, uno dei simboli di Napoli, è stata presa di mira da alcuni delinquenti. Sono stati esplosi quattro colpi di pistola contro la saracinesca di ingresso. Un gesto vergognoso, terribile. Un gesto da condannare e da denunciare».

Di Matteo spiega quindi che «tutta la famiglia è sotto choc per quanto accaduto. Mai, in quasi cento anni di attività, era accaduta una cosa simile. Ma non ci arrendiamo, anzi reagiamo con forza. Vogliamo far sentire la nostra voce e urlare a tutti che Napoli non è e non deve essere questa. Oggi è più che mai necessario che il Comune, la Regione e lo Stato intervengano sulla questione e prendano una posizione decisa. Chi tocca la Pizzeria Di Matteo tocca un pezzo di storia di Napoli». Il celebre pizzaiolo entra infine nel merito della vicenda esponendo il proprio punto di vista su quanto accaduto: «Gli spari contro la nostra pizzeria non sono un atto intimidatorio, perché lo avrei già denunciato. È più che altro un segnale che impone una risposta all’insegna della maggiore sicurezza».

Del resto negli ultimi mesi si sono già verificate decine di sparatorie simili tra via dei Tribunali, Forcella e la zona di Porta Capuana: «E questa – spiega Di Matteo – sarà un’altra e solo per una coincidenza potrebbe essere stata colpita la saracinesca del mio locale. Rimane il fatto che per noi, come per altri noti colleghi pizzaioli colpiti in precedenza, quando si colpisce un luogo noto la cosa fa clamore. Una volta noi, una volta una signora affacciata al balcone, poi una bomba. Stasera non so se apriremo, ma non per paura. La cosa ci ha però turbato, si tratta di una violenza che non ci appartiene, un episodio che dobbiamo ancora metabolizzare. La politica, piuttosto, si decida a fare qualcosa».

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