Omicidio Rosiello, processo d’appello: ridotta la condanna per Messina

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Benevento – La Corte d’assise di Napoli ha ridotto la condanna a 22 anni e 6 mesi di prigione per Paolo Messina nel processo d’appello che ha avuto il suo ultimo atto questa mattina con l’arringa di Angelo Leone, legale dell’imputato. Poi la sentenza con un minimo sconto di pena rispetto a quanto deliberato il 31 ottobre del 2017 dal giudice Daniela Fallarino che comminò una condanna di 25 anni a Paolo Messina per l’omicidio volontario dell’imprenditore 41enne Antonello Rosiello.

I fatti risalgono al novembre 2013 quando si verificò l’omicidio in un piazzale adiacente a via Carlo Pisacane al Rione Libertà di Benevento. Verso le ore 2:20 di lunedì 25 novembre le Squadre Volanti, dopo segnalazioni anonime, intervennero sul posto segnalato dove trovarono riverso a terra Antonello Rosiello. Subito si avviarono le indagini e dall’analisi delle telecamere cittadine venne rilevato il passaggio di un’autovettura Mercedes Classe A, che transitava nei pressi del luogo del delitto ad alta velocità.  Rosiello era stato centrato da due colpi di pistola di una Smith & Wesson calibro 38, entrambi esplosi alle spalle: uno alla testa, l’altro alla schiena. Pistola che era stata ritrovata poco dopo l’omicidio in un borsello nascosto in una siepe insieme ad una semiautomoatica 9×21 con nove cartucce nel caricatore e una in canna, nascosta, invece, nell’auto di Messina

Dopo qualche ora di ricerche e indagini Paolo Messina, titolare di una ditta di caldaie, all’epoca dei fatti 31enne si recò dal suo avvocato di fiducia, Angelo Leone, per confessare l’omicidio. Tre giorni dopo, il 28 novembre 2013, durante l’interrogatorio fiume condotto dal Gip Flavio Cusani, Messina spiegò che lui e Rosiello dovevano risolvere una questione che lo preoccupava da tempo. Un fatto relativo alla sua attività commerciale che era attenzionata da delinquenti locali che quella notte, probabilmente, avrebbero agito incendiando il magazzino. Un delitto con il conseguente processo che negli anni, ha avuto diversi colpi di scena. L’ultimo, il giorno della sentenza di primo grado, quando Messina si rese irreperibile scappando a Zara, in Croazia. Dopo ventiquattro giorni di fuga il latitante viene braccato grazie ad un’operazione congiunta tra il Nucleo Centrale Operativo, il Servizio  di Cooperazione Internazionale di Polizia e con la Polizia Croata e portato in Italia il 17 gennaio.

In attesa delle motivazioni della Corte, i legali di Messina annunciano il ricorso in Cassazione.

 

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