Apice (Bn) – Dopo la denuncia dello stato d’abbandono dei beni rinvenuti ad Apice Vecchia col dito puntato contro il Comune e la Curia, si torna nuovamente sulla questione per capire se qualcosa è stato fatto in questo periodo oppure no.E’è bastato tornare sull’argomento e parlarne con chi vive e fa politica ad Apice per averne la risposta.
“Si tratta di un grande problema – inizia il consigliere Pd di opposizione, Antonella Pepe – perchè lo stato di abbandono di tutta la zona denominata città fantasma è palese. La scelta dell’amministrazione di mettere un cancello è solo un atto di deresponsabilizzazione. così facendo si è interdetto l’accesso libero a una parte non messa in sicurezza. La denuncia del ritrovamento delle opere abbandonate a se stesse non ha prodotto risultati, non è successo nulla. Nessun sopralluogo da parte dell’amministrazione nè da parte della Curia. Devo pensare che ad Apice non interessi avere un patrimonio del genere, ma solo immobili per poter percepire un affitto mensile. Il resto non conta”.
Non è solo la questione delle opere, ma, a quanto pare, è una situazione generale ad Apice che riguarda tanti altri aspetti.
“C’è una disattenzione nei confronti delle promozioni di eventi per un imposizione. Tutto ciò che viene fatto ad Apice vecchia è solo figlio delle iniziative dei privati. Manca un piano di sicurezza, manca un parcheggio adeguato per il flusso degli avventori. Dall’apertura del borgo ad oggi, e sono passati due anni, nessun vicolo è stato riaperto nè una pietra risistemata. L’amministrazione ha indetto un bando per affidare gli immobili ed evitare che perdessero valore, togliendosi così il peso e affidandolo ai privati. Stiamo cercando di spingere affinchè si possano aprire i vicoli perchè al turista potrebbe interessare la parte abbandonata e avevamo proposto di prevedere delle singole giornate con percorsi autorizzati anche a gruppi limitati. La risposta è che mancano i soldi ma così viene limitata la partecipazione attiva dei cittadini“.
Insomma la città vorrebbe recuperare il proprio patrimonio ma le questioni sul tavolo sono tante e tutte di difficile risoluzione, o almeno così pare.
“Alcuni cittadini avevano proposto di costituire un comitato per occuparsi del verde e pulire, cosa che facevano già da soli prima che il borgo fosse chiuso. La vecchia amministrazione si occupava dell’ordinario. Con la chiusura, ci hanno pensato i cittadini ad avanzare la propria proposta ma anche di fronte a questa richiesta c’è stata riluttanza dell’attuala amministrazione. Per quanto riguarda le opere, poi, c’è una responsabilità anche da parte della Curia ma in misura minore.Il problema principale è di accessibilità. Se la Curia è interessata alle opere può gestirle o staccarle e portarle via, ma il vero problema è accedere a quei luoghi. Se non sono fruibili, la Curia non interviene. Ecco perchè la responsabilità è in primis del Comune che deve individuare i propri gioielli e poi mettersi d’accordo con chi ne ha la proprietà. Può mai la Chiesa fare un investimento in un’area non sorvegliata, non accessibile e non fruibile? Servirebbe investire prima nella sorveglianza e nella pulizia e questo spetta ad altro ente“.
Al di là di ogni discorso, secondo il consigliere Pepe, la soluzione sarebbe una sola.
“La verità è che quella è una zona irrecuperabile, avrebbe bisogno solo della manutenzione. Non si può ristrutturare la città fantasma ma si deve sviluppare questo aspetto per incrementare il turismo. Il comune ha deciso di mettere un cancello, un deterrente rivedibile per le brave persone.”
Un rapporto strano quello tra l’amministrazione e la città che rappresenta, stando a questi racconti e per dare forza al concetto, Antonella Pepe racconta un altro aneddoto.
“Con un circolo Arci, qualche tempo fa, attraverso un collettivo di arte pubblica, avevamo proposto all’amministrazione di avere a disposizione delle pareti per realizzare opere di arte pubblica cercando di mettere su un festival locale e cercare di rendere partecipi tutti con una connessione tra centro urbano e centro storico. L’idea era quella di andare a Piazza Badia ma è stata bocciata per il solito problema di accessibilità e sicurezza. E lo avremmo fatto senza alcun contributo ma solo tramite sponsor. Esiste un’incapacità di guardare in prospettiva in questo paese, tutto è lasciato all’iniziativa dei singoli”.
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