La Fontana “Itaca” approda in consiglio comunale: «Primo passo verso il baratro»

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Napoli – La rimozione, forse temporanea o forse no, della fontana “Itaca” da via Scarlatti sbarca in consiglio comunale. La commissione Cultura presieduta da Elena Coccia ha esaminato la vicenda dello spostamento dell’opera di Ernesto Tatafiore dalla sua collocazione al Vomero. La commissione ha deciso di approfondire ulteriormente la questione in un prossimo incontro al quale sarà invitato il sindaco Luigi de Magistris, l’assessore alla Cultura Nino Daniele e l’autore dell’opera.

«Perché la fontana Itaca del maestro Ernesto Tatafiore è stata rimossa da via Scarlatti senza un’informazione preventiva e senza una motivazione adeguata». È questo l’interrogativo sollevato oggi in commissione Cultura, che, dopo la prima discussione, ha annunciato che continuerà ad approfondire l’argomento. La presidente Coccia, che nei giorni scorsi aveva già esternato il proprio disappunto per la rimozione della fontana, ha ricordato che la collocazione dell’opera, donata nel 1999 dal maestro Tatafiore alla città e affidata per la realizzazione ad una ditta per un costo di circa cento milioni di lire, fu individuata proprio nell’area pedonale di via Scarlatti, in coincidenza della pedonalizzazione e, come questa, suscitò molte polemiche per il timore di intralci alla vita commerciale della strada. Una polemica, rispetto all’opera, continuata nel tempo, anche per la mancata pulizia della grande vasca centrale, cosa che avrebbe dovuto far precedere, secondo la Coccia, qualsiasi decisione su eventuali spostamenti da un referendum tra i cittadini, così come previsto dalle più recenti convenzioni internazionali in materia di opere d’arte. Per i consiglieri intervenuti, tutti concordi nel dissentire dallo spostamento e dall’assenza di comunicazione preventiva della decisione, hanno osservato; la visione della strada non può essere scissa, ormai, dalla presenza dell’opera, che va ricollocata al più presto al suo posto e fatta oggetto di una manutenzione periodica e accurata. «Non è ammissibile che la scelta di prelevarla non sia stata comunicata alla città e ancora di più all’autore», ha affermato Quaglietta del Partito Democratico; «l’errore più grande è stato quello di non avvisare l’artista e di intervenire senza che, a quanto pare, nessuno ne fosse a conoscenza. Vanno ora indicati tempi certi per la ricollocazione e i costi degli interventi che si andranno a fare», rincara la dose  Matano del Movimento 5 Stelle. Più duro, invece, Mario Coppeto di Sinistra in Comune: «La scelta di demolire l’arte e la cultura è il primo passo verso il baratro. Si tratta di un’opera ideata per essere collocata in quel luogo e non adatta quindi ad altri luoghi, anche perché rappresentava il simbolo della scelta di restituire la strada alle persone chiudendola al traffico veicolare. La decisione presa è stata sbagliata nel metodo e nel merito, motivandola con necessità di manutenzione inesistenti, in quanto la stessa spettava alla Net Service».

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