Napoli – Il giorno più lungo, quello dell’addio. Il quartiere Forcella ha salutato con un tappeto di palloncini bianchi il 21enne Salvatore Caliano, il giovane garzone del bar con il calcio nel cuore, morto pochi giorni in un incidente sul lavoro in via Duomo. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di San Giorgio ai Mannesi. Accanto alla famiglia, straziata ma composta nel suo dolore, centinaia di persone e moltissimi ragazzi. Amici che hanno indossato una maglietta bianca con stampata una fotografia di Salvatore. Sul feretro di Salvatore soltanto rose bianche. Il quartiere si è stretto attorno alla famiglia Caliano così come anche l’amministrazione comunale che ha partecipato ai funerali rappresentata dal vicesindaco, Raffaele Del Giudice: «L’Amministrazione – commentato l’esponente di Palazzo San Giacomo – ha voluto partecipare la propria vicinanza alla famiglia sempre nella discrezione e nel rispetto del loro dolore». Ai familiari, il numero due di Palazzo San Giacomo ha espresso il desiderio del sindaco, Luigi de Magistris, di recarsi da loro in visita. A celebrare i funerali di Salvatore, don Angelo, che ha sottolineato le qualità del ragazzo parlando di lui come «un esempio per i tanti giovani che vivono la difficile realtà di Forcella».
Sulla orrenda vicenda è intervenuto anche l’assessore al Lavoro Enrico Panini: «Il dramma della morte di Salvatore ci ha colpito profondamente – dice il segretario nazionale di Dema in una nota – portiamo le nostre condoglianze alla famiglia partecipando ai funerali. Il tema della sicurezza sul lavoro e della lotta serrata al lavoro nero è per noi una priorità assoluta nel Paese – spiega Panini – in autunno daremo vita a una mobilitazione generale perché in Italia c’è bisogno di una nuova legge sul lavoro che oltre alla lotta alla precarietà tuteli la sicurezza sul lavoro e l’emersione dal lavoro nero. Morire per 35 euro ci dà la misura del dramma sociale che viviamo nel nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno. Non si può morire di lavoro, in Italia la strage di chi muore per portare il pane a casa ha dei numeri impressionanti, mentre il dibattito politico gira intorno ai mal di pancia di Confindustria, e alla reintroduzione dei voucher, prestazioni di lavoro occasionali e prepagate senza alcun tipo di tutela», prosegue Panini. «Per noi si tratta di una vera emergenza nazionale – prosegue – e crediamo che invece di occuparsi della caccia allo straniero al centro dell’agenda di governo dovrebbe esserci un bisogno prioritario di chi vive in questo Paese: il lavoro, sicuro, legale e tutelato», conclude il segretario di Dema.
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