Benevento – L’obelisco del tempio di Iside di Benevento, restaurato e in mostra al Paul Getty Museum di Los Angeles, tornerà nei primi giorni di settembre nel Sannio.
Dove collocarlo per poterlo valorizzare al meglio? Come coniugare storia e prospettive di Benevento e provincia con il ritorno a casa dell’Obelisco? Come coniugare la parte, cioè il reperto del Tempio di Iside, con il tutto, cioè con l’economia, la storia, la cultura della città? Quale il fine dell’operazione culturale dell’Obelisco? Il contenuto e il contenitore, e cioé i reperti archeologici e il territorio, come possono dialogare in un gioco di squadra tra le Istituzioni, in una sorta di baratto gentile tra Comune e e Provincia d’intesa con la Soprintendenza?
Questi gli interrogativi posti dal giornalista Nico De Vincentis in apertura del convegno tenutosi questa mattina al Museo del Sannio.
Al presidente Claudio Ricci, l’onore di fornire una prima risposta: “Benevento è una città piccola ma con una storia immensa caratterizzata da uno straordinario patrimonio archeologico. Non c’era però una diffusa consapevolezza e coscienza di questo patrimonio; solo negli ultimi tempi sono maturate idee e progetti su questa materia ed in particolare sull’Obelisco, che si avvia ormai a diventare un patrimonio condiviso con la gente di Benevento senza essere appannaggio degli addetti ai lavori. In questi ultimi tempi è cambiato qualcosa in Città e provincia: siano stati contattati dai maggiori enti culturali del mondo per i nostri straordinari reperti, in particolare quelli egizi. Oltretutto, a costo zero, abbiamo ottenuto anche un altro grande risultato con il restauro dei beni: credo di poter dunque esprimere un sano e legittimo orgoglio per quello che abbiamo fatto per la nostra Città e per i nostri cittadini in un epoca in cui le politiche culturali ci vedevano soccombenti per carenza di risorse finanziarie e per mancanza di competenze. Sono tuttavia aumentate le presenze turistiche e le visite ai nostri Musei, in particolare alla Rocca dei Rettori: dunque noi dobbiamo approfittare di questo momento per cogliere quanti più risultati è possibile. Sono pronto al confronto sull’argomento delle destinazione e della localizzazione dell’Obelisco con tutte le Associazioni e gli uomini di cultura oltre che con le Istituzioni”.
Il sindaco di Benevento Clemente Mastella ha dichiarato: “Occorre avviare una cooperazione istituzionale a favore della nostra città. Io credo che l’Obelisco debba essere esposto al di fuori del Museo sulla scia del suo gemello di Piazza Papiniani. Così potremo meglio valorizzare i reperti egizi. Penso che l’Obelisco potrebbe essere collocato nel parco della Chiesa S. Ilario a Port’Aurea che il Comune vorrebbe illuminare artisticamente anche perché è vicina all’Arco di Traiano: penso che possa essere aperta al pubblico quasi come una seconda Villa Comunale. I censori del nulla hanno avuto da ridire sul fatto che noi abbiamo voluto illuminare una città spenta e lo abbiamo fatto con i soldi privati (Acea, Della Valle, anche con quelli dell’Arcivescovo e miei). Non capisco queste accuse. Registro un problema di ordine burocratico da parte della Soprintendenza per quanto concerne il Teatro Comunale per illuminarlo e, dunque, in attesa che quel finanziamento di sblocchi, possiamo intervenire con il finanziamento privato a favore della Chiesa di S. Ilario. Benevento era diventata un paesone e stiamo cercando di farla ridiventare una città e per questo chiediamo la collaborazione da parte di tutti i cittadini. Stanzieremo infine 50mila stanzieremo per gli affreschi di piazza Sabariani che saranno recuperati d’intesa con l’Università Suor Orsola Benincasa”.
Il Soprintendente Salvatore Buonomo ha detto: “Il titolare del bene ha l’obbligo della sua conservazione, ma noi dobbiamo garantire a tutti la conservazione e la conoscenza del bene da parte anche delle generazioni future. La Soprintendenza non fa una operazione marketing, ma si occupiamo di far conoscere il bene al di fuori dei confini locale, regionali e nazionali. Per quanto concerne l’Obelisco cerchiamo di individuare quale sia la collocazione più giusta per la sua conoscenza sul territorio. Noi dobbiamo garantire la perfetta fruibilità del bene culturale dappertutto. La Soprintendenza deve garantire la conoscenza del bene: il restauro è un tassello di questo percorso e noi dobbiamo continuarlo per nuovi traguardi sul cammino della conoscenza. L’Obelisco torna con caratteristiche strutturali diverse da quelle che aveva fino a pochi mesi or sono prima del restauro; tali nuove caratteristiche ne impediscono la esposizione dove si trovava sino a ieri a ragione della sua maggiore altezza. Il restauro dell’Obelisco non è stata una contropartita del prestito da parte della Provincia, ma è stata solo una tessera del processo per una sua migliore conoscenza nel mondo e dunque anche l’espatrio non ha avuto altro valore per noi che non sia stato quello di migliorare la conoscenza del bene, tanto è vero che oggi il Getty Museum ci sta facendo richieste di trasferte anche di altri beni di altri Comuni del Sannio. L’Obelisco è una tessera del mosaico infinito di Benevento. Noi vogliamo abbattere le barriere della conoscenza di questi nostri beni culturali”.
I funzionari della Soprintendenza, Simone Foresta e Mario Andolfi, hanno quindi illustrato più da vicino, l’importanza del bene restaurato e le complessità del restauro stesso.
Foresta ha detto che Benevento ha due obelischi, Roma ne ha tredici, ma pochissime città del mondo hanno nel proprio patrimonio obelischi e solo Benevento, oltre Roma, ne ha due. Ciascuno degli Obelischi ha funzioni diverse. Quelli due Benevento sono due capitoli dello stesso libro dedicato alla dea Iside che Domiziano imperatore volle omaggiare perché egli ebbe salva la vita proprio in un tempo dedicato alla Dea. Gli Obelischi ci forniscono i dati conosciti relativi al culto di Iside. Nel 1597 fu scoperto a Benevento il primo Obeslisco e fu collocato vicino al Duomo per dimostrare la pervasività della cultura isiaca con quella cristiana.
Mario Andolfi ha quindi illustrato le complessità e le difficoltà del restauro curato dai californiani e che hanno di fatto recuperato un bene ormai gravemente “ammalato”. Oggi è identico al gemello di piazza Papiniani: è alto 5,43 metri, ma la cosa da sottolineare è che il materiale usato per il restauro non garantisce che esso possa resistere sotto la pioggia o sotto il sole. Al Paul Getty Museum i visitatori sono stati 500mila e tutti hanno potuto ammirare l’Obelisco beneventano, collocato all’ingresso, e Domiziano come Faraone insieme alle targhette: proveniente dal “Museo del Sannio di Benevento”. Il costo del restauro è valutabile in 100mila euro; cui bisogna aggiungere le spese di trasporto, assicurazione, le visite dei restauratori provenienti anche dall’Europa che hanno lavorato al progetto.
l restauro curato dai californiani e che hanno di fatto recuperato un bene ormai destinato alla distruzione per come era in cattive “condizioni di salute”. Oggi è identico al gemello: è alto 5,43 metri.
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