“Al Belvedere anche le sterpaglie sono tutelate dall’Unesco?”

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Caserta –  Erba alta al Belvedere di San Leucio e una panchina dove campeggia un cartello: “Caro sindaco, è vero che è vietato tagliare l’erba perché anche questa è patrimonio dell’Unesco?”.

La domanda, che oggi i residenti della storica frazione casertana hanno rivolto al primo cittadino Carlo Marino,  mal cela dietro l’ironia l’indignazione nei confronti di un’Amministrazione sempre più distante dalle esigenze della città.

Prima tra tutte la mancanza di manutenzione di tutti gli spazi verdi urbani, anche quando questi incidono in luoghi ad alta frequentazione turistica e di grande valore storico- artistico come San Leucio, Vaccheria, e Casertavecchia.

In realtà la rottura tra i Leuciani e Marino è divenuta ancora più profonda dopo le mancate risposte dell’Amministrazione sulla faccenda Conti e Conti 3 plastic division del Gruppo Letizia, aziende  che da due anni operano in piena piazza della Seta a San Leucio con attività metalmeccaniche da zona Asi, lì dove un tempo si lavorava la seta più famosa al mondo.

Verifiche, petizioni, e denuncie sulle emanazioni tossiche provenienti delle due aziende ad oggi hanno sortito come unico effetto quello di promesse reiterate di delocalizzazioni ma nessun blocco preventivo e precauzionale delle attività, come l’autorità territoriale massima in tema di sanità in capo al sindaco sarebbe tenuta a fare.

E, oltre ai fumi nauseabondi e al via vai di tir in tutta la zona, il sito tutelato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità è da due anni ostaggio anche dell’incuria che condanna tutte le zone della città.

“Abbiamo anche appreso – commenta Ketty Bologna, presidente dell’associazione I Borghi del Belvedere –  la notizia del  crowdfunding avviato da Marino e dall’ ex assessore alla cultura Borrelli per la raccolta fondi derivante da piccole donazioni finalizzati al restauro del dipinto “Leda e il cigno” attualmente collocato sul soffitto di quella che era l’Armeria del Belvedere. Peccato, però, che San Leucio avrebbe bisogno di tantissimo altro,  e che al di là del valore simbolico delle collette, sarebbe urgente individuare e accedere a Fondi Europei dedicati e di ben altra mole economica e efficacia. Offende notare come si continui ad alzare polvere sul poco mentre il tutto affondate nell’incuria e nell’indifferenza”.

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