Casalesi come i clan di Cosanostra, Dia: “Puntano ad appalti pubblici”

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Caserta – Continuano ad essere strutturati come i clan di Cosanostra le organizzazioni camorristiche attive nel Casertano, con il cartello dei Casalesi, formato dalle famiglie Schiavone, Bidognetti, Zagaria e Iovine, che continua a detenere il quasi totale monopolio delle attività illecite, e a condizionare pesantemente gli apparati pubblici, soprattutto i Comuni. Forte e radicato, nell’area attorno al capoluogo, il clan Belforte di Marcianise. Emerge dalla Relazione della Dia che fotografa lo stato delle mafie in Italia nel primo semestre del 2017. Una segnale concreto della presenza dei clan è lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, nel corso del semestre, dell’amministrazione comunale di San Felice a Cancello. La proposta di scioglimento avanzata dal Ministro dell’Interno evidenzia come nell’Ente siano emersi “gravissimi e reiterati fenomeni corruttivi tali da costituire un vero e proprio «sistema illegale» caratterizzato dal costante asservimento delle risorse pubbliche al tornaconto personale di esponenti dell’apparato politico e burocratico dell’ente in un contesto inquietante di commistione con gli interessi delle consorterie localmente egemoni”.

 I Casalesi. La Direzione Investigativa Antimafia osserva con preoccupazione come il clan dei Casalesi, nonostante tutti  capi storici siano detenuti al 41bis, abbia sempre una notevole capacità di intimidazione su un territorio in cui certi nomi, da Schiavone a Zagaria, fanno sempre paura agli imprenditori e a molti cittadini. La “fazione Schiavone”, quella facente capo a Francesco “Sandokan” Schiavone, si legge nella relazione, “continua a detenere la supremazia sul territorio, grazie alla fedeltà dei gruppi satellite e ad una salda leadership. Recenti indagini hanno fatto emergere la spiccata proiezione del clan verso gli appalti pubblici ed il settore del gioco online”. La fazione facente capo a Michele Zagaria, “ben strutturata e solida sul territorio – evidenzia la Dia – mantiene una vocazione imprenditoriale, agevolata dai consolidati rapporti con le pubbliche amministrazioni”. E’ di qualche giorno fa la sentenza che ha condannato proprio per infiltrazione del clan Zagaria negli appalti regionali del settore idrico, l’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato e altre persone, tra cui l’imprenditore del clan Giuseppe Fontana. La “fazione Bidognetti” opera nell’area di Parete e Lusciano, “condizionandone il tessuto economico attraverso l’attività estorsiva, risorsa primaria per il sostentamento degli affiliati all’organizzazione criminale”. Nel febbraio scorso il clan Bidognetti fu travolto dall’indagine della Dda che portò in carcere la figlia del boss Francesco Bidognetti, attraverso cui quest’ultimo continuava a comandare all’esterno dal carcere. A giugno invece i carabinieri arrestarono gli appartenenti a un neo gruppo criminale, definito “La nuova gerarchia del clan dei Casalesi”, operante con il placet di Francesco Bidognetti su un’area compresa tra il comune di Parete ed il litorale domizio. Molto indebolita la “fazione Iovine”, facente capo ad Antonio Iovine detto “o’ Ninno”, che tre anni fa ha scelto di collaborare con la giustizia.

I Belforte. Autonomo ma da sempre alleato dei Casalesi, è il clan Belforte di Marcianise. La Dia segnala che la cosca, fondata dai fratelli Salvatore e Domenico Belforte, entrambi detenuti da anni al carcere duro, opera, “anche attraverso gruppi satellite, nei comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Si tratta di un territorio caratterizzato da importanti realtà industriali e commerciali, dove i Belforte rappresentano una delle compagini criminali più radicate e in grado di sfruttare, per i propri scopi illeciti, anche operatori economici compiacenti”. É del maggio 2017 un decreto di sequestro di beni a carico di un imprenditore, attivo nel settore della produzione e del trasporto di calcestruzzo. Quest’ultimo, è emerso dalle indagini della Dia, favoriva i Belforte, ed era da questi ultimi favorito rispetto alla concorrenza. In particolare aiutava il clan segnalando agli uomini dei boss i cantieri che venivano aperti sul territorio, in modo da consentire l’attività estorsiva, prestandosi in prima persona anche per il ritiro delle somme estorte. Gruppi alleati sono il clan Menditti presente a Recale e San Prisco, il gruppo Bifone attivo nei centri di Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove, Macerata Campania e San Prisco. Nel comprensorio di Santa Maria a Vico, Arienzo e San Felice a Cancello, è attivo il clan Massaro.

   

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