Camorra, 20 anni fa il “coprifuoco” a Marcianise: ne parlano ex prefetti e pm

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Caserta – Vent’anni fa una cruenta faida camorristica portò all’instaurazione del “coprifuoco” nella città di Marcianise (Caserta), con l’ordine perentorio del prefetto, per bar e locali, di chiudere alle 22. Due decadi dopo, con i boss e i gregari dei due clan contrapposti – i Belforte e i Piccolo – morti o in carcere, si torna a discutere di quei tragici giorni nel corso di un convegno organizzato per venerdì 12 gennaio (ore 17) nella Chiesa di San Giovanni Paolo II e intitolato “1998-2018″ Vent’anni di coprifuoco, sconfitta o inizio di rinascita?”

Un modo per tracciare un bilancio di questi venti anni in cui il clan Belforte, dopo aver vinto la faida, ha controllato, anche tramite un accordo con il clan dei Casalesi, le attività economiche del territorio, allargando la propria sfera di influenza ai comuni limitrofi e arrivando al capoluogo Caserta, dove, tramite anche imprenditori collusi, si è infiltrato nelle amministrazioni e nella società pubbliche; per presunti legami con i clan è ancora sotto indagine un ex sindaco di Marcianise (Filippo Fecondo, ndr), mentre un ex vice-sindaco di Caserta (Vincenzo Ferraro, ndr) finì in carcere, salvo poi essere scarcerato.

Oggi la cosca, tra arresti e pentimenti eccellenti, sembra ridotto ai minimi termini; i fondatori Domenico (nella foto) e Salvatore Belforte sono in carcere, il secondo ha tentato anche l’avventura della collaborazione con la giustizia, ma dopo due anni gli è stato revocato dal Ministero dell’Interno il piano provvisorio di protezione perché accusato di non aver tenuto fede ai patti. Il posto dei capi è stato poi preso da mogli e figli, ma anche loro sono finiti in carcere, e dunque sotto i riflettori giudiziari. La camorra, quindi, sembra aver oggi meno presa sul territorio rispetto anche al recente passato, ma da tempo gli stessi magistrati della Dda vanno dicendo che bisogna stare attenti a sottovalutare la capacità di rigenerarsi del clan, spesso legata anche alle cattive condizioni socio-economiche che si vivono sul territorio, e ciò sia per quanto riguarda il clan dei Casalesi che gli stessi Belforte.

A parlare del “coprifuoco” e di quanto sta avvenendo oggi, saranno magistrati impegnati in indagini anticamorra, come i sostituti della Dda Alessandro D’Alessio e Luigi Landolfi, gli ex pm antimafia Raffaello Falcone (oggi sostituto alla Procura ordinaria partenopea), Cesare Sirignano (Sostituto alla Direzione Nazionale Antimafia) e Giuseppe Amodeo (oggi alla Procura di Lucca), l’ex sindaco di Marcianise Gianfranco Foglia, e l’ex prefetto di Caserta Goffredo Sottile, che nel 1998 firmò l’ordinanza che istituì il “coprifuoco”; il provvedimento scaturì da due omicidi avvenuti tra il 4 e il 5 gennaio del 1998 in due bar di Marcianise, dove i sicari dei clan agirono sparando all’impazzata ferendo cittadini e mettendo in pericolo l’incolumità delle persone.

Fu forse l’atto più violento di una faida tutta interna ad una cittadina di circa 40mila abitanti che in pochi anni fece registrare oltre 50 morti.

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